Dal vaiolo al coronavirus
Il “miracolo” dei vaccini

Dai primi studi di fine ’700 sulle mucche malate agli studi di Pasteur e al 1979, anno in cui il vaiolo fu debellato. Oggi le vaccinazioni nel mondo salvano cinque vite ogni cinque minuti: come funzionano e perché è giusto fidarsi

I vaccini salvano cinque vite umane ogni minuto. E l’anno prossimo, speriamo, sarà un vaccino a salvare il mondo dal Covid.

«Il 2020 ancora non è giunto al termine, ma già sappiamo che passerà alla storia come annus horribilis- raccontano le docenti dell’università dell’Insubria Elena Bossi e Candida Vannini, ideatrici di un webinar sul tema -. La realizzazione dei primi vaccini contro il Covid rappresentano l’agognata luce in fondo al tunnel. Eppure la vaccinazione di comunità è minata alle radici da dubbi che coinvolgono il mondo occidentale. In questa prospettiva occorre sottolineare l’importanza dei vaccini e le procedure che ne assicurano la sicurezza».

Ma cos’è un vaccino e come è nato? Il vaccino, il cui termine deriva da vacca, nasce con il vaiolo, una malattia dei bovini trasmessa poi all’uomo. Un medico inglese aveva osservato come le mungitrici venendo a contatto con il pus infetto delle bestie malate, contraevano una forma di malattia lieve che, superata, le rendeva resistenti al più letale vaiolo umano.

Il concetto alla base dei vaccini è questo: iniettare nel nostro corpo un sostituto dell’agente patogeno reso innocuo capace di indurre il nostro organismo a sviluppare delle difese, a creare degli anticorpi.

Dal morbillo alla tubercolosi

«Ci è voluto molto tempo per arrivare all’eliminazione del vaiolo umano nel 1979 – spiega il professor Lorenzo Mortara del dipartimento di biotecnologie e scienze della vita dell’università dell’Insubria –. Da quando Edward Jenner alla fine del Settecento aveva osservato con mano la malattia nei bovini. Solo cent’anni dopo Louis Pasteur ha costruito un vaccino con un processo chimico capace di contrastare alcuni batteri e un virus. Oggi abbiamo fatto grandi passi avanti. Dal giugno del 2017 sono obbligatori dieci vaccini per l’infanzia. È importante perché solo un livello molto alto di persone vaccinate può impedire la circolazione del virus, difendendo indirettamente anche quei soggetti deboli che non possono per ragioni di salute vaccinarsi. Si stima che nel mondo i vaccini salvino cinque vite ogni cinque minuti. Senza campagne di vaccinazioni, diverse malattie ormai dimenticate, come morbillo e poliomielite tornerebbero a diffondersi».

I focolai di morbillo tra il 2010 e il 2015 qui non erano rari, del resto le coperture vaccinali erano scese sotto al 90% anche a Como, soltanto l’obbligo ha consentito che risalissero oltre il 95%.

Grazie ai vaccini l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato l’Africa libera dalla poliomielite. Ma altre malattie sono ancora radicate nell’umanità. «La tubercolosi per esempio non è sparita – commenta Luciano Piubelli, docente di biochimica -. Questa malattia, causata da un batterio e non da un virus, si è diffusa in tutto il mondo negli anni Cinquanta. Grazie ai farmaci antibiotici nel nostro continente la malattia non fa più paura, ma è attualmente presente in Africa e in Asia con elevati tassi di mortalità. A fronte di 10 milioni di nuovi casi nel mondo nel 2019 abbiamo avuto 1,2 milioni di decessi. C’è un vaccino costruito nel 1921per combattere questa patologia, ma ha una risposta parziale soltanto nei bambini. Ecco perché siamo al lavoro per realizzare un nuovo vaccino anti tubercolosi attraverso le tecnologie del Dna ricombinante. Invece di inoculare parti di batterio innocuo o depotenziato sintetizziamo alcune sue proteine antigeniche, quelle che il sistema immunitario riconosce come estranee e nemiche».

L’uomo pensava di aver cancellato dalla lavagna dell’esistenza le grandi malattie endemiche, ci siamo concentrati sull’oncologia, le patologie croniche dell’anzianità. La storia del vaccino che ha poco più di duecento anni è stata in parte accantonata, ma con l’arrivo della pandemia si è rimessa a correre veloce.

Una lunga rincorso

«Normalmente la scienza impiega 15 anni per costruire un vaccino – spiega la dottoressa Maria Grazia Pizza direttore della Gsk Vaccines di Siena –. Per il Covid ci ha messo un anno. E comunque i vari vaccini in corsa prima di arrivare a tutti noi devono superare tre fasi di sperimentazione. Nella lotta alla pandemia gli Stati hanno versato grandi investimenti, ricercatori e case farmaceutiche hanno così compresso i tempi accelerando le tre fasi anche in contemporanea senza però correre rischi maggiori. Le nuove tecnologie hanno permesso un processo incredibilmente più rapido rispetto al passato».

Gli strumenti e le conoscenze di cui disponiamo oggi non sono paragonabili a quelli che aveva Jenner nel 1798. All’epoca virus e batteri non erano nemmeno stati osservati.

«Pfizer BionTech ha lavorato con un campione di 43.548 volontari provenienti da 152 paesi – dice Antonietta Mira docente del dipartimento di scienze e alta tecnologia dell’Insubria–, con differenti età, caratteristiche ed eventuali patologie. È servito del tempo per valutare effetti collaterali ed allergie. Pfizer, come Moderna, hanno preso in esame i volontari sintomatici, mentre AstraZeneca ha incluso anche gli asintomatici».

La diversità sarà d’aiuto

I sei vaccini già opzionati dall’Italia giunti alle fasi conclusive della sperimentazione sono diversi, sono stati costruiti in maniera differente, con piattaforme alternative e con diversi principi e target specifici. È un bene, la diversità ci aiuterà a contrastare meglio la pandemia. Ed è un bene che appartiene all’umanità intera. «Il vaccino dev’essere un bene comune – spiega il professore Mario Picozzi per le scienze della vita –, le logiche di mercato non possono gestire il costo del vaccino e la sua distribuzione. La società deve decidere a chi darlo per primo. Inevitabilmente qualcuno lo avrà prima e qualcuno lo avrà dopo. Occorre dunque seguire i principi di uguaglianza ed equità. Partiremo dai più a rischio, dai sanitari che sono più esposti e devono curarci. Escludendo la casualità o il criterio cronologico. Non possiamo discriminare. Inizialmente potremo pensare ad un vaccino facoltativo, con la libera scelta, ma se la situazione dovesse precipitare l’introduzione dell’obbligo non è inimmaginabile».

È stato un brutto 2020, confidiamo che il 2021 sia più bello grazie al nuovo vaccino.

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