
Cronaca / Como città
Venerdì 14 Marzo 2025
Disturbi alimentari in crescita: «Il cibo, i vostri sguardi, la malattia... un mostro che mi controlla»
Anoressia Crescono del 37% i ricoveri degli adolescenti con disturbi di tipo alimentare. Le loro voci: «Se mangio sto male, mi viene da piangere, lo raccontano i graffi che ho sulla pelle»

Gli accessi degli adolescenti per i disturbi dell’alimentazione sono cresciuti del 37%, ma per gli esperti i numeri sono purtroppo molto sottostimati.
Sono un centinaio i pazienti presi incarico dall’Asst Lariana nell’ultimo anno, altrettanti sul nostro territorio dagli specialisti privati, per esempio l’associazione Ananke. Stando ai giovani che si sono presentati ai soli ambulatori pubblici per problemi con l’alimentazione, entro i confini della nostra Ats, nel 2018 erano 135, l’anno successivo sono saliti a 137, quindi a 159, poi 170 e l’ultimo conteggio puntuale porta questa cifra a 185. Il trend anche per il 2023 e il 2024 mostra una nuova significativa crescita. La fascia più rappresentativa dei pazienti va dai 15 a i 19 anni, nell’89% dei casi si tratta di ragazze, ma la percentuali anche tra i ragazzi mostrano segnali d’incremento. L’età d’esordio invece purtroppo si sta abbassando e passa dai 13, 14 anni ai 10, fino anche ai nove anni.
Servono strutture
Questi dati sono stati presentati ieri davanti a una speciale platea composta da 450 studenti delle superiori, in parte in presenza all’Astra e in parte in ascolto al Caio Plinio. «Un centinaio di giovani pazienti quest’anno sono arrivati da noi – spiega Luciana Floris, referente dell’ambulatorio sui disturbi della nutrizione dell’Asst Lariana – ma bussano alle nostre porte anche giovani tra i 17 e i 25 anni, maggiorenni che afferiscono alla Psichiatria e poi c’è chi si rivolge ai centri territoriali, dunque la domanda cresce ed è importante. La Regione sta investendo perché i nostri ambulatori non sono sufficienti, c’è bisogno per i casi acuti di posti letto in ospedale, è complicata la degenza nella Medicina generale. Inoltre servono strutture residenziali sul territorio, centri diurni per accompagnare, rispondere in maniera efficace». Nelle fasi più gravi e drammatiche della malattia, quando queste giovani diventano magrissime, la psicoterapia non basta. «Globalmente rispetto al periodo Covid gli accessi per i disturbi alimentari segnano un più 40% - racconta Giuseppe Napoli, psicoterapeuta del centro Ananke Como – per dare un aiuto non basta un singolo operatore, c’è bisogno di una equipé: psicologi, nutrizionisti psichiatri. E occorre moltiplicare gli interventi».
Un mostro subdolo
Ieri mattina, alla fine della presentazione, una ragazza di 15 anni ha lasciato ai relatori un foglio, sopra cui ha raccontato la sua storia. «Ho paura di non rispettare i canoni della ragazza ideale – racconta –, provo dolore quando le parole e gli sguardi degli altri non mi riconoscono. Mi sono spenta. Se mangio sto male, mi viene da piangere, lo raccontano i graffi che ho sulla pelle». «Quel mostro subdolo mi ha fatto credere di essere un compagno – scrive un’altra ragazza - mi ha illusa di avere il pieno controllo e ha preso il controllo su di me. Quel mostro è vero, non è una malattia, perché non c’è medicina per curarla, non è una dipendenza, perché dal cibo non puoi disintossicarti. Questo è l’inizio della fine. È cosi. Sono queste le parole del mio ragazzo che mi risuonano in testa, per cui ogni giorno trovo la forza per non arrendermi alla malattia. Da un anno e mezzo sono in terapia. Ho messo la lotta contro il mostro in cima alle mie priorità. Ho capito che solo io posso salvarmi, ma non da sola».
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