Emergenza coronavirus
La lezione della prof
«Ragazzi, è da fighi
rispettare le regole»

Il messaggio: «Non fate i polli, state a casa».E gli studenti: «Ci mancano le lezioni e i compagni». «Ogni tanto esco, ma cerco di evitare i luoghi affollati»

«Stare alle regole è da fighi». In piena emergenza Coronavirus, e a cento giorni dall’esame di maturità, la docente del Giovio Valentina Romano ha scritto una lettera agli alunni di quinta, i suoi “discipuli”.

I motivi? Sono due. «Il primo è dirvi di non fare i polli – scrive la docente -, il secondo è che non voglio perdervi». E, circa la prima ragione, Romano spiega il concetto. «Non possiamo uscire, ragazzi. I contagi aumentano e gli ospedali stanno collassando. Ognuno deve fare la sua parte e starsene a casa, dimostrando responsabilità e senso civico, dimostrando che vogliamo bene a noi e agli altri e che ora più che mai, non rispettarle o sottovalutare l’emergenza è da polli». Questo, secondo Romano, è essere cittadini consapevoli, non solo «le ore di lezione a parlare di Costituzione o legalità: dimostrate che lo siete, dimostrate che quest’obiettivo, che fra tutti è il più importante, la scuola l’ha raggiunto. Non fare i polli, non uscire è l’unico modo che avete per tornare alla normalità il prima possibile».

E in un periodo davvero strano, fra nuove regole e divieti da rispettare, gli studenti comaschi affrontano a modo loro il Coronavirus. «Manca soprattutto il confronto, sia con i professori, ma, soprattutto, con i compagni – commenta Margherita Balestrini, rappresentante d’istituto del Volta – questa parte, secondo me, è il punto di forza della scuola italiana. Seguo le indicazioni del ministero, evito i luoghi affollati e riduco al minimo le sortite. Però ogni tanto esco, magari per comprare qualcosa. Anche perché credo sia importante sostenere, per quanto possibile, l’economia locale».

Andrea Ballarati, studente del Setificio e rappresentante della Consulta, sottolinea come ci sia trovati di fronte una situazione completamente nuova: «Non ce l’aspettavamo. Una volta superato lo spaesamento iniziale, i miei professori si sono subito attivati per inviarci materiale su cui lavorare in autonomia». Per restare in contatto con i compagni, invece, si ricorre ai mezzi virtuali. «Studiamo insieme attraverso le video chiamate – continua – poi, vivendo in una zona boschiva, vado spesso all’aperto a fare passeggiate e non mi è difficile evitare i luoghi affollati».

A Felicita Rossi, rappresentante di consulta del Giovio, manca molto andare a scuola. «In ogni caso – specifica – stiamo facendo ugualmente le lezioni, anche se, parlo in generale, non tutti i docenti si sono ancora organizzati». La stessa linea di pensiero per Marika Squittieri, studentessa del Cias: «Fra compagni, ci stiamo scrivendo spesso – commenta – ovviamente, abbiamo sospeso lo stage. Più avanti, dovremo capire quando e in che modo recuperare le ore».

L’assenza dall’aula colpisce anche gli universitari come Giulia De Ascentis, iscritta a Scienze politiche: «Seguire le lezioni in differita è complicato, a livello tecnico il sistema non funziona benissimo. Per il resto, cerco di stare a casa il più possibile. E mi manca tantissimo andare all’università». Giordana Bossi, iscritta a Naturopatia, si è vista sospendere anche il servizio civile. «Al momento per un mese – conclude – quindi sono a casa a studiare, utilizzando i libri».

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