Energia positiva, dipendenti motivati e comune più aperto: i desideri di Nicoletta Anselmi per la giunta Rapinese

I nuovi assessori/5 Intervista a Nicoletta Anselmi, delega a Personale, Comunicazione e Urp

La definiscono come una persona «decisa», ma lei aggiunge «ottimista». Nicoletta Anselmi a Palazzo Cernezzi arriva in bus e, fino a pochi mesi fa, ha lavorato in Comune a Cantù come dirigente. Adesso è stata scelta dal sindaco Alessandro Rapinese per occuparsi di Personale, Comunicazione e Urp, Rapporti con il consiglio e Tempi e orari della città.

L’intervista a Nicoletta Anselmi, insieme a quelle a Maurizio Ciabattoni, Enrico Colombo, Nicoletta Roperto e Michele Cappelletti, fa parte di una serie di interviste realizzate da La Provincia con i nuovi assessori della giunta Rapinese: per leggerle integralmente è necessario essere registrati. Lo si può fare velocemente e in modo gratuito cliccando qui.

È entrata in giunta come tecnico, come è stata scelta da Rapinese?

Conosco Alessandro come amico da 15 anni. Negli ultimi 23 anni, fino a gennaio, ho fatto il dirigente nell’area Risorse umane e finanziarie nel Comune di Cantù e, quindi, credo abbia valutato il mio curriculum.

E quando le ha chiesto di far parte della squadra?

Dopo il ballottaggio mi ha chiestose fossi stata disponibile e ho accettato.

Cosa l’ha portata a dire sì, visto che è andata in pensione da poco?

Come dirigente sarei stata incompatibile e, quindi, è un esperienza che non avrei potuto fare. Adesso, invece, ho dato la disponibilità perché mi sembrava una cosa intelligente da fare. E poi mi sono detta: perché no?

Ma è vero che lavorerà quasi gratis?

No, non è così. Il Comune è una casa di vetro, quindi lo saprete.

Personale. La sfida forse più difficile. Tutti dicono all’inizio che faranno funzionare la macchina comunale e poi finiscono dopo 5 anni con il dire che hanno fatto male proprio per colpa della macchina comunale. Come è possibile?

Io penso che il personale sia una risorsa e non un costo. Credo che si debba trasformare un costo in qualcosa di positivo per la città e questo vuol dire valorizzare le persone. Ho incontrato le Rsu e ho detto loro che, nei limiti che la norma ci consente, ritengo sia giusto favorire i percorsi di crescita interna attraverso concorsi riservati perché, magari, ci sono persone che sono sottoinquadrate rispetto a mansioni che davvero svolgono e questo, nel lungo periodo, demotiva.

E come si motivano i dipendenti, oltre alla mansione adeguata?

Credo si debba iniziare a ragionare anche sugli orari di lavoro, individuando strade che consentano orari meno rigidi, ma senza penalizzare il servizio e quindi l’utenza.

Cosa crede serva innanzitutto ai dipendenti e, quindi, al Comune?

Ci sono mille cose da fare, e la sensazione è che la macchina sia in attesa che si giri la chiave. E noi cercheremo di girarla in modo giusto. Tra l’altro conosco tanta gente che lavora in Comune di Como, vuoi perché i rapporti tra Comuni esistono, vuoi perché in passato ero stata nel sindacato. Comunque credo che questo Comune abbia bisogno di energia positiva, di essere motivato. Dove ho lavorato in precedenza ho trovato persone fantastiche, non credo fosse un’oasi felice.

Urp. Nel programma avete messo il “tracciamento” per le segnalazioni. Come si procederà?

Su questo incontrerò il dirigente all’Urp e vedremo come affidare il servizio e come migliorarlo. Diamoci un attimo di tempo per fare le cose bene.

L’obiettivo è quello, però?

Sì, certo. Le cose andranno riordinate. Tutti noi siamo utenti del Comune di Como, non vorrei che lo si sentisse come qualcosa fatto di burocrazia pura, ma diventasse più aperto rispetto alla gente. E poi non può passare l’immagine che il dipendente pubblico abbia poca voglia di lavorare perché semplicemente non è così.

Capitolo Comunicazione. Oggi il Comune non è neanche sui social...

Il Comune è una casa di vetro e la comunicazione diventa quindi consequenziale. Informazione e comunicazione devono rendere trasparente una cosa che, per sua natura, dovrebbe esserlo. Qualche regola in meno, se non obbligatoria, ma più serenità.

Non solo norme, ma buonsenso.

Questo ci vuole in tutto.

Crede sia necessario semplificare le cose ai cittadini, sbattuti da un ufficio all’altro e spesso in difficoltà con le procedure?

Intendo esattamente quello, semplificare nei limiti del possibile e non aggravare la norma per far rendere ancora più pesanti processi della pubblica amministrazione che già lo sono. Non ho ancora visto una legge, fatta a livello nazionale, che abbia semplificato davvero le cose per chi lavora. E se il mio lavoro è aggravato da mille pastoie, anche l’utente le deve subire. Semplificare, per me, vuol dire farlo davvero. Se vengo a chiedere un certificato, devo sapere prima esattamente quello che serve. L’utenza non arriva tutta dalla Normale di Pisa, noi dobbiamo parlare a tutti. Alla gente. E non la nostra lingua, ma la loro.

Passiamo alla delega ai Rapporti con il consiglio. Con la maggioranza monocolore non ci saranno problemi, e con la minoranza?

Sulla maggioranza spero proprio di no. La minoranza può dare un contributo costruttivo o fare ostruzionismo. Mi auguro, anzi sono certa che questa minoranza darà un contributo di idee. Alcuni consiglieri già li conosco.

Tempi e orari. Cosa pensa di fare?

Aprire dei tavoli sullo studio dei tempi, non lo dico perché donna, ma perché questo ha ricadute importanti sui flussi in entrata e in uscita dalla città . Pensiamo se il Comune Milano dovesse cambiare i suoi tempi che impatto avrebbe. Magari anche su Como ci sarebbe qualche cosa di diverso...

Solo il Comune ha 700 dipendenti....

Infatti, credo sia uno dei più grossi luoghi di lavoro della città.

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