Farsa tangenziale : siamo rimasti
al punto di partenza

L’opera Il secondo lotto stralciato dalla Pedemontana. E tutte le alternative proposte costano quasi uguale

Como

Ci sono voluti più di 35 anni per arrivare alla tangenziale di Como, aperta il 23 maggio del 2015. Ma c’è davvero poco di cui rallegrarsi tenendo conto che si tratta di due chilometri e mezzo di arteria autostradale, a pagamento, che avrebbe dovuto risolvere i problemi di interi Comuni tra cui Tavernerio, Lipomo, Montorfano e Albese oltre, naturalmente del capoluogo. Ma dieci anni dopo quel taglio del nastro il completamento della strada salva traffico non solo non è stato realizzato, ma è di fatto tornato, in un lunghissimo gioco dell’oca (certamente più lungo della striscia d’asfalto tra Villa Guardia, la A9 e la piana dell’Acquanera ad Albate), alla casella del “via”.

Programmato dal 1999

Oggi infatti la certezza è che il secondo lotto (arrivato a un progetto definitivo, costato milioni di euro) è stato stralciato dall’Autostrada Pedemontana, nella quale era stato inserito nell’accordo di programma iniziale del 1999 e indicato, insieme al primo e al tratto di Varese, «prioritario» rispetto a tutto il sistema infrastrutturale tanto atteso dai territori. La Pedemontana ha ormai rivolto lo sguardo nella direzione del traguardo, ma l’aver stralciato i due secondi lotti di Como e Varese va a sollevare la società dall’obbligo di realizzarli, al di là dei costi e dei tempi. Insomma, da prioritari a ultimi e, infine, esclusi.

Cosa resta quindi ai comaschi di quel sogno anti caos non solo dimezzato ma diventato, anno dopo anno, sempre più beffardo? Regione Lombardia continua a riconfermare l’inserimento del completamento della tangenziale tra le opere del comparto infrastrutture con la dicitura “massima priorità” alla voce “realizzazione autostrada regionale Varese-Como-Lecco” per un importo di un miliardo 269mila euro. E contestualmente ha inserito il secondo lotto tra le priorità inviate ad Anas. Ma di soldi, né per la Varese-Como-Lecco e nemmeno per il completamento della tangenziale che ne farebbe parte, non ce ne sono.

Incoerenze dalla Regione

Nel novembre del 2021 la stessa Regione aveva inviato una richiesta formale al ministero delle Infrastrutture (allora il ministro era Enrico Giovannini) e, dopo la risposta negativa, aveva tolto definitivamente i secondi lotti di Como e Varese da Pedemontana. Il presidente Attilio Fontana in una nota del gennaio del 2023 aveva spiegato che «nell’aprile 2022 è stato fatto un incontro organizzato da Regione con gli enti locali: un tavolo territoriale dove è stata presentata la proposta alternativa rispetto alla precedente non sostenibile dal punto di vista economico e ambientale, evidenziando che è Anas l’ente deputato alla realizzazione dell’opera essendo questa un’arteria di collegamento tra strade statali esistenti con arteria autostradale (connessione Ss 342/ 639 alla A59/A9)». E aveva concluso dicendo: «Le procedure sono in corso e ora confidiamo che il ministero a guida Salvini acceleri l’iter di questo progetto, ma siamo ottimisti».

Passi avanti però non ne sono stati fatti anche perché quella che per Regione è una priorità inviata ad Anas deve essere inserita dal ministero in quello che, in termine tecnico, si chiama “Contratto di programma”, indispensabile anche solo per avviare la progettazione. E nel contratto, come riferiscono da Roma, non c’è traccia. Dal ministero delle Infrastrutture confermano lo stralcio dall’autostrada Pedemontana, dicono che per i secondi lotti delle tangenziali di Como e Varese «dal mese di gennaio 2017 sono scaduti sia il vincolo preordinato all’esproprio sia la dichiarazione di pubblica utilità» e che ad oggi, «la realizzazione dei secondi lotti delle tangenziali di Como e di Varese non risulta più ricompresa nel progetto dell’autostrada Pedemontana Lombarda». L’unica possibilità è quindi quella del collegamento tra A9 e Briantea, ma al momento non ha né soldi né progetto.

Ed ecco spiegato il perché si è tornati al punto di partenza e a dieci anni fa. Il paradosso è che il secondo lotto originario (con progetto definitivo da 859 milioni) non era stato inserito dal Cipe nel piano finanziario nel 2007 e nel 2009 accantonato temporaneamente perché troppo costoso. Ma le alternative proposte successivamente non si discostano poi di molto. Il tracciato da Albate all’ex area industriale di Albavilla prevede un investimento di 674 milioni di euro, cifra già arrivata a quasi 800 milioni e nemmeno approfondita con una progettazione preliminare. Il mondo economico comasco continua ciclicamente a fare pressing sull’importanza del completamento dell’opera. Ma per ora, di concreta, c’è solo l’amarezza di essere rimasti imprigionati in quel giro dell’oca sull’asfalto tornando sempre al punto di partenza.

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