FdI doppia la Lega. Sorpresa Calenda e il Pd fermo al 16

I verdetti In provincia il partito di Meloni sfiora il 30%. Carroccio male: 14,5%. FI all’8,3 e “terzo polo” oltre il 10

Il primo partito, per distacco, è l’astensionismo (cresciuto dell’8% rispetto al 2018) e a quota 32% a livello provinciale che rimarca, una volta di più, il distacco sempre più marcato dai cittadini nei confronti della politica. Entrando nel merito degli scrutini il verdetto delle urne, analizzando il collegio di Como della Camera, è netto: il centrodestra ottiene il 53,64% (nel 2018, il dato però è relativo all’intera provincia, era pari al 52,3%), ma al suo interno sono radicalmente cambiati i rapporti di forza.

Fratelli d’Italia vola e arriva al risultato clamoroso del 30%, doppiando letteralmente la Lega, che si ferma al 14.6%. Solo quattro anni e mezzo fa i risultati erano opposti: il Carroccio al 32% e i meloniani al 4%.

Il messaggio dei lumbard

Questo significa che, dopo essere stati sempre all’opposizione in questi anni - restando fuori anche dalle larghe intese del governo Draghi, che hanno visto l’asse Pd-5 Stelle- Forza Italia-Lega - hanno fatto il pieno di consensi, attingendo a mani basse anche tra i leghisti. Molti, infatti, i delusi sia dall’ultima esperienza di governo, che dall’accantonamento di istanze prettamente territoriali a nome di un Carroccio nazionale su cui tanto ha spinto Salvini, hanno deciso di puntare sulla coerenza di Fratelli d’Italia. Un messaggio chiaro, quindi, inviato dagli elettori lumbard, ai vertici del partito.

Decisamente soddisfatto Alessio Butti, entrato per la prima volta in Parlamento nel 1992 con l’Msi: «Poter portare un uomo o, ancora, meglio, una donna espressione politica della destra italiana a Palazzo Chigi è il mio sogno dopo 40 anni di militanza e rappresenta un estremo motivo di orgoglio. Sentiamo però tutta la responsabilità del momento perché l’eredità che riceviamo è pesantissima e, quindi, dobbiamo lavorare con grande umiltà e in modo serio per rispondere subito alle istanze di famiglie e imprese».

Il deputato comasco uscente e già eletto al Senato con possibili ruoli di Governo o comunque di primissimo piano a livello nazionale, guarda anche al territorio: «Abbiamo ottenuto un grandissimo risultato in Lombardia e nella nostra provincia». Non entra invece nel merito di aver doppiato la Lega, tradizionalmente forza politica di centrodestra legata alla Lombardia e alla provincia di Como. «Non guardo in casa d’altri, ma dico solo che da mesi giriamo il territorio e ci aspettavamo una risposta importante, che è arrivata con numeri grandiosi. Ora, come detto, c’è da lavorare per dare risposte».

Gli sconfitti e il terzo polo

Il Pd perde consensi e si ferma al 16% a livello provinciale, mentre in città (tendenza non solo comasca) è quasi al 20.5%. Una sconfitta definita in ogni caso «netta» da tutti i principali esponenti locali. Paga, ovviamente, anche il non aver fatto alleanze ad ampio raggio con una legge elettorale (il Rosatellum) che premia proprio le coalizioni. All’interno della coalizione di centrosinistra migliora + Europa, che arriva al 3.7% (nel 2018 si era fermata sotto la soglia psicologica di sbarramento del 3%). L’accoppiata Verdi-Sinistra Italiana è al 3.4% mentre Impegno Civico di Di Maio raggiunge numeri da prefisso telefonico.

La sorpresa delle urne, sia in città (in modo più marcato) sia in provincia è rappresentata dal terzo polo composto da Calenda e Renzi. Nel collegio di Como per la Camera è al 10.7%, dato ben superiore a quello nazionale e nel capoluogo (dove a fare da traino c’era una figura molto conosciuta come Anna Veronelli) è arrivata al 14.2%.

Tracollo, invece, per il Movimento 5 Stelle, che in poco meno di cinque anni è riuscito a bruciare il 13% dei consensi passando dal 20 al 7%. Alle ultime amministrative il movimento di Grillo sul Lario si era spaccato con il deputato Giovanni Currò che aveva sostenuto la maxi alleanza con il centrosinistra per Barbara Minghetti, mentre il capogruppo in consiglio aveva scelto di presentare una lista autonoma, sostenuto dal consigliere regionale.

Infine da segnalare Italexit, il partito di Paragone, inchiodato all’1.99%.

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