Frena il mercato della casa. Anche a Como compravendite in calo, ma resistono i prezzi

Nel caso comasco pesano fattori locali. Mirko Bargolini (Fimaa): «C’è pochissima nuova edificazione, i costi sono molto aumentati»

Calano le compravendite immobiliari, secondo un dato nazionale che, in misura minore, si riflette anche nella nostra provincia, senza però che i prezzi degli immobili ne risentano, anzi.

È questo il sentiment degli operatori alla fine di un anno di emergenze e crisi incrociate che non sembra abbiano influito sul valore del mattone.

«Nella nostra zona confluiscono due fattori – è la lettura del contesto comasco e canturino di Mirko Bargolini presidente di Fimaa Como – in parte c’è pochissima nuova edificazione perché i costi di ristrutturazione e di costruzione sono aumentati di molto con l’aumento delle materie prime. Con le cifre attuali non si riesce a recuperare attraverso la vendita se non in centro a Como e sul Lago, per questo ci sono più gru a Como rispetto ad altre zone».

Infatti, in provincia, si contano meno opportunità di acquistare il nuovo o ristrutturato mentre sono più numerose in città dove i prezzi sono più alti e permettono di coprire le spese del recupero. «Questo provoca a cascata la conseguenza che chi prima si spostava da una casa meno moderna a una più moderna e certificata non vende né acquista perché non la trova - spiega Bargolini - in questo momento abbiamo abitazioni in vendita che sono piuttosto datate, come la casa ereditata dalla nonna, prodotti piuttosto bassi».

A questo si aggiunge l’aumento dei tassi dei mutui che hanno creato qualche problema soprattutto a chi ha già sottoscritto un mutuo e si è visto lievitare la rata di 200 o di 250 euro in più al mese con la concreta difficoltà di restituzione del debito.

«Si pensava che, con l’aumento dei tassi dei mutui, ci sarebbe stato un rallentamento delle compravendite, invece questo fenomeno non si è verificato – aggiunge il presidente Fimaa Como - fortunatamente la casa è ancora vista come bene per la famiglia e in molti restano propensi a comprare la prima casa. Ad acquistare sono soprattutto le giovani coppie e, per la fascia più economica, le famiglie straniere che si trasferiscono nella nostra zona. In questo modo resta vitale quello che è il volano di partenza per il mercato. Però poi chi vende per fare un passo a un livello più alto, non trova la casa che desidera perché l’offerta è molto limitata».

Como e l’area della convalle, oltre al Lago, sono un contesto particolare con un’oggettiva impossibilità ad espandersi per edificare.

Per queste ragioni rallenta il mercato delle compravendite, senza che però i prezzi al metro quadro ne risentano. «I valori sul nuovo sono impossibili, anzi, registrano ancora un margine di lieve incremento. L’usato anni ’70, ’75 si era già stato deprezzato negli anni precedenti. La forbice per i valori è stata la certificazione energetica per cui ci sono zone dove i prezzi possono essere interessanti - conclude Bargolini - i segnali complessivi sono contrastanti: è vero che i tassi dei mutui si sono alzati e che la situazione complessiva è di grande incertezza, ma ugualmente l’economia in qualche modo resiste. Ci sono eventi che generano sfiducia, ma la crisi che si pensava potesse avere conseguenze peggiori di quelle che si sono verificate forse è già finita. È possibile che inizino a diminuire i tassi e forse non ci sarà una crisi economica del mattone».

La provincia di Como quindi non rispecchia in modo speculare il dato nazionale di un perdurare della contrazione degli scambi immobiliari. Non per la città e il lago e non per la zona di frontiera con la Svizzera dove, nonostante gli interventi fiscali che rendono il lavoro oltre frontiera meno appetibile, resta di grande interesse per il mercato residenziale ad uso dei frontalieri.

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