Gli studenti promuovono l’Insubria: «Ma mancano mensa e posteggi»

Le opinioni Secondo gli studenti che frequentano l’ateneo comasco, l’università garantisce un’ottima preparazione ma potrebbe migliorare su alcune questioni pratiche

L’Università dell’Insubria garantisce ai propri studenti un’ottima preparazione, ma potrebbe migliorare su alcuni servizi, come uno spazio mensa o più parcheggi. Questo quanto emerge dalle voci di alcuni studenti che frequentano l’ateneo comasco: lo spunto di riflessione è stato dato da Elisa Vallini, ex studentessa dell’Insubria e ora ricercatrice a Colonia, in Germania, che ha fatto notare le differenze tra le università straniere e quelle italiane, sia per quanto riguarda gli stipendi percepiti dai ricercatori, sia per le agevolazioni per gli studenti e strutture maggiormente all’avanguardia.

«Sul piano formativo, secondo me, l’Insubria è un passo avanti rispetto alle grandi città, qui la preparazione è ottima – conferma Elia Donini, studente di fisica – Il vantaggio di essere in un’università piccola, con pochi studenti, è che se qualcuno ha un problema, scrive al prof che dà appuntamento subito, lo riceve e risolve. Possiamo inoltre usare i laboratori tutte le settimane e andarci quando ne abbiamo bisogno: io ho amici che studiano a Milano ed è difficile per loro accedere ai laboratori». Tanti lati positivi, quindi, ma anche qualcosa che si potrebbe migliorare: «Sicuramente manca un servizio mensa – aggiunge Elia – per pranzare nel polo di via Valleggio, o si compra qualcosa al vicino supermercato, o al bar del Setificio, oppure si porta da casa. C’è anche la questione dei parcheggi, ce n’è uno interno all’università ma ha pochi posti: chi arriva presto lo trova, gli altri fanno più fatica. So che sono problemi conosciuti e che stanno già tentando di risolvere».

«Dal punto di vista dello studente l’Insubria ha una marcia in più rispetto agli altri atenei, con un corpo docenti più che ottimo – è il parere di Federico Zafaro - Ci sono problematiche sul modo in cui i vecchi spazi vengono riadattati per altri usi. So però che non si tratta di una mancanza di volontà, ma di questioni burocratiche. Essendo pochi, abbiamo un bel rapporto con i docenti: per noi non esistono problemi come attendere la risposta della segreteria o di un prof. Servirebbero forse spazi più innovativi e una zona ristoro, in via Valleggio abbiamo tre microonde per tutta la sede».

Marica Stoppani, del comitato generale degli studenti, aveva fatto presente in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico cosa potrebbe migliorare: «Progettare spazi e misure che favoriscano la connessione tra le diverse sedi universitarie e tra le città. Sarà necessario avere nei plessi biblioteche e aule studio accessibili e funzionali alle esigenze degli studenti; spazi idonei alla consumazione dei pasti e una gestione efficiente delle aule in relazione alla capienza. Per progettare insieme una città a misura di studente, bisognerebbe sedersi a un tavolo e programmare ad esempio l’installazione di erogatori dell’acqua potabile già presenti negli altri atenei lombardi. Inoltre si potrebbe implementare l’opportunità di una mobilità sostenibile fino alla possibilità di rafforzare una connessione diretta tra i poli di Como, Varese e Busto Arsizio».

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