I comaschi a passeggio
prima del nuovo stop
«Speriamo sia l’ultimo...»

Domenica con poca gente in centro, anche a causa de forte vento. Cittadini stanchi, ma fiduciosi nel vaccino

Ultima domenica di “libertà” prima della zona rossa. Ieri poca gente a spasso nelle vie del centro e sul lago, probabilmente anche a causa del forte vento, avvertito durante tutta la giornata. Rispetto a sabato la città è apparsa più spenta, diversi i negozi chiusi nonostante ci fosse la possibilità di restare aperti. Da oggi, invece, serrare i battenti è un obbligo, quantomeno per le attività commerciali considerate non essenziali.

Protesta Filippo Butti, titolare dell’omonimo negozio di scarpe in via Luini: «Non ne possiamo più - sbotta -, continuiamo a fare sacrifici per niente. Qualcuno mi deve spiegare perché il mio negozio da domani (oggi, ndr) è costretto a chiudere, mentre le rivendite di quelli che chiamano servizi essenziali possono lavorare. Gli stessi bar e ristoranti possono fare servizio d’asporto, nel mio caso è impossibile. L’e-commerce rappresenta solo una minima parte del mio fatturato». «Prima della pandemia - riprende - facevo entrare qui fino a sessanta persone, adesso l’accesso è limitato a otto, formare assembramenti quindi è impossibile. Trovo incomprensibili le scelte del Governo».

Le misure in vigore da oggi, oltre alla chiusura dei negozi, impediscono la mobilità anche all’interno del proprio Comune di residenza. Quello di ieri è stato quindi l’ultimo giorno utile per uscire con gli amici senza incappare in un divieto. «Mi sembra di tornare indietro a un anno fa, quando è iniziato il lungo lockdown della scorsa primavera - dice Ilinca Rosu, studentessa -. E’ vero che oggi abbiamo l’arma in più dei vaccini, ma non riesco ad essere ottimista. Altri Paesi, come il Regno Unito, hanno lasciato più libertà alle persone pur avendo predisposto restrizioni e ora stanno procedendo velocemente con la campagna vaccinale. In Italia si può e si deve fare di più». «La zona rossa - osserva Luca Giornata - affossa l’economia, pur essendo necessaria quando la morsa del virus si fa più stretta. Mi sento stanco e annoiato, so di non essere l’unico. Sono però fiducioso per il futuro, mi auguro che le vaccinazioni ci riportino a una condizione di ritrovata normalità».

Emerge rassegnazione dalle parole di Pierluigi Botta: «Purtroppo - osserva - i dati sul contagio sono in peggioramento, dobbiamo avere pazienza e sopportare le restrizioni». Più ottimistica la visione di Luca Checchia: «Rispetto a un anno fa, l’umore è diverso. E’ vero, ci aspettano altre settimane di sacrifici, ma mi piace pensare che saranno le ultime. L’aumento delle temperature, unito alla percentuale sempre più alta di persone immunizzate potrebbero condurci verso una graduale uscita dalla pandemia».

Il punto di svolta resta il vaccino: “E’ efficace, va fatto - afferma Cecilia Aldegheri - perché ci permetterà di vedere, finalmente, la luce in fondo al tunnel”. Federico Spinelli

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