I detenuti del Bassone incontrano il cardinale: «Fuori ci servono case e lavoro»

Albate Storie e testimonianze di persone detenute all’interno della casa circondariale comasca: «Autorità e Chiesa: non dimenticatevi di noi»

Como

I detenuti del Bassone chiedono casa e lavoro. Per colpa del maltempo la camminata verso la casa circondariale promossa martedì sera dalla cappellania è stata ridimensionata. Un nutrito gruppo di cittadini si è comunque riunito nella chiesa di Albate per ascoltare storie e testimonianze di detenzione e redenzione. Presenti tra le autorità il sindaco di Como Alessandro Rapinese e il vescovo Oscar Cantoni. È al vescovo che attraverso una lettera alcuni detenuti hanno rivolto un grazie.

«Alla chiesa di Como e a sua eminenza vogliamo innanzitutto dire grazie – così è stato letto nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonino – il primo grazie è per la vicinanza che ha sempre dimostrato venendo almeno due volte all’anno a trovarci e a vivere con noi il Natale e la preparazione della Pasqua. Un grazie va alla chiesa che sostiene il servizio di cappellania e i volontari, persone che ci aiutano con le ricariche telefoniche o per le necessità economiche per beni di prima necessità. Diciamo grazie a tutte le persone e i gruppi caritatevoli che raccolgono vestiti, materiale per l’igiene e prodotti che in questo luogo ci possono essere utili. Per noi sono preziosi. A lei e alla chiesa di Como chiediamo di non dimenticarsi di noi. Abbiamo bisogno di sapere che fuori c’è una comunità cristiana che non ci giudica, non ci condanna, una comunità alla quale possiamo rivolgerci per un aiuto una volta usciti da qui».

Il problema della casa è impellente per i detenuti che finiscono il periodo di detenzione, il rischio, così hanno raccontato, è di trovarsi per strada perché affitti e appartamenti costano troppo. «Chiediamo alla chiesa se può predisporre spazi di accoglienza per chi esce e non ha un posto dove andare – recita sempre la lettera – almeno per organizzare di nuovo la propria vita. Molti di noi potrebbero usufruire di pene alternative se trovassero un domicilio».

Preso l’esempio da Papa Francesco i detenuti hanno chiesto di pregare per loro. Quindi con un simile appello hanno ringraziato anche il sindaco Rapinese e l’amministrazione comunale. «Sappiamo che fuori ci sono tanti problemi e le realtà di cui occuparsi sono molteplici, chiediamo però di mettere tra queste anche questo luogo e chi vi abita, non dimenticatevi di noi».

Contatti, relazioni, chi è in carcere ha bisogno di lavoro. «Se ci fossero realtà comasche pronte a offrire lavoro sarebbe importante. Il tempo in carcere non passa, potessimo occuparlo facendo qualcosa di utile, imparando un mestiere e guadagnando qualcosa, sarebbe un dono prezioso».

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