I vestiti? A Como ve li riparano in carcere. Basta lasciarli nei punti di ritiro

La novità Progetto con i detenuti del Bassone, un sito per fare richiesta. Dopo un mese il capo viene restituito. Rinaldi: «Legame con il territorio»

Abiti rovinati diventano un filo che unisce il fuori e il dentro, perché tutti gli strappi possono essere ricuciti, punto dopo punto, quelli della stoffa così come della vita. Questa l’idea alla base di Filodritto, il servizio di riparazione di capi di abbigliamento aperto al pubblico che coinvolgerà i detenuti del carcere del Bassone. L’iniziativa, ideata e gestita dalla sartoria sociale CouLture Migrante, rientra nelle attività del progetto Link-ed-In, coordinato da Laura Molinari (iniziative promosse nel quadro della Politica di Coesione 2021-2027 e in particolare del programma regionale cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo Plus).

Come funziona

Una ventina tra uomini e donne della casa circondariale saranno impegnati nel “visible mending”, tecniche di riparazione del tessuto danneggiato che curano anche l’aspetto estetico, guidati e formati da professionisti del settore della sartoria e del design. Saranno presenti Rachel Dobson, designer tessile e coordinatrice del progetto per CouLture Migrante, e Cristina Di Carlo, educatrice della cooperativa “Lotta contro l’emarginazione”. Come spiega Chiara Gismondi, coordinatrice di Filodritto, tutti i cittadini possono partecipare, dando in riparazione il proprio capo: le richieste vengono raccolte sul sito filodritto.it. Dopo aver inserito i dati, si può scegliere se spedire il capo oppure portarlo in uno dei sei punti di raccolta. L’abito arriverà quindi al Bassone dove rimarrà per circa un mese, pronto poi per essere restituito in perfette condizioni al proprietario che sarà avvisato via mail e potrà ritirarlo là dove lo aveva lasciato. Il servizio è gratuito, ma le donazioni sono ben accette.

«Filodritto è un progetto che ho accolto con grande favore, perché implica un recupero di autostima e di consapevolezza di poter ancora contribuire in qualche maniera al benessere della comunità esterna - spiega Fabrizio Rinaldi, direttore del Bassone – inoltre tesse relazioni e legami e il carcere ne ha bisogno per inserirsi nella rete del territorio».

Realtà difficile

Il carcere ospita oltre 400 detenuti, nonostante la capienza sia di 226. Circa 50 detenuti sono under 25. C’è una carenza di personale di sorveglianza ed educativo anche se, a breve, dovrebbero arrivare nuovi educatori. «Investiamo molto su iniziative come questa, per mettere in relazione l’istituto con diversi soggetti – evidenzia Rinaldi – in modo da impegnare al meglio le risorse del territorio per la comunità penitenziaria. Puntiamo a un impegno formativo, lavorativo, ma anche culturale e sportivo, in modo che la permanenza in carcere non sia tempo perso, ma costruttivo per i detenuti. È importante che si sentano utili».

«Filodritto rappresenta molte occasioni - aggiunge Martino Villani, direttore del Csv Insubria – i detenuti potranno essere sempre più parte della città e della comunità territoriale, mentre i cittadini che invieranno i capi riconosceranno persone in formazione e impegnate nel proprio reinserimento lavorativo fin dalla detenzione».

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