
Cronaca / Como città
Sabato 19 Luglio 2025
Il comasco strangolato in Moldavia : sugli abiti sangue di una terza persona
L’inchiesta La novità emersa nel corso degli ulteriori accertamenti chiesti dalla famiglia. Finora indagata per omicidio è la compagna della vittima, ma lo scenario potrebbe cambiare
Como
Le tracce ematiche trovate sui pantaloni di Franco Bernardo, 62 anni, comasco morto a Soroca in Moldavia tra il 31 maggio e il primo giugno 2023, non sono della vittima e nemmeno della compagna Svetlana Botas, a processo proprio per quel fatto di cronaca che in un primo momento era stato inquadrato solo come «privazione della vita per imperizia».
La prova genetica appena riferita, conferma i sospetti della famiglia del sessantaduenne, ovvero che sul posto al momento della morte era presente anche una terza persona che potrebbe aver concorso nell’omicidio.
Ennesima ed ulteriore svolta nella vicenda che si sta dipanando – non senza difficoltà – di fronte ai giudici del Tribunale di Soroca.
Il decesso era avvenuto per «asfissia meccanica» che secondo la Botas era stata provocata, dopo un malore per il troppo alcol bevuto, dal tentativo di farlo riprendere. Il medico legale italiano invece aveva palesemente parlato di strangolamento, anche violento, con l’utilizzo di un mezzo contundente, forse un cappio. Per questo motivo i legali che assistono la famiglia della vittima avevano chiesto ulteriori approfondimenti (concessi) al Centro di Medicina Legale di Chisinau. Approfondimenti che avevano dato ragione alla parte civile, e torto alla Botas visto che le sue dichiarazioni erano state ritenute contraddittorie rispetto all’esito della perizia. «Non è possibile procurare quelle lesioni» che furono mortali «nel modo descritto» dall’imputata, avevano scritto i medici legali.
Per questo motivo, i giudici avevano rimandato gli atti al pm, dando 30 giorni di tempo per riformulare il capo di imputazione in omicidio come chiesto da tempo dai parenti della vittima. Ma sempre in quel supplemento di attività ottenuto dagli avvocati della famiglia della vittima, era stato chiesto di analizzare gli indumenti indossati dal comasco quella sera, cosa che incredibilmente non era mai stata fatta. Erano emerse tracce ematiche che ora è stato possibile attribuire addirittura a una terza persona non ancora identificata, che era dunque presente sul posto al momento dei fatti.
Unica indagata
A carico dell’indagata intanto (che rimane al momento l’unica sospettata di quello che è stato inquadrato come omicidio per interessi materiali) è stata anche applicata una misura cautelare, che le impedisce di lasciare la Moldavia per almeno sessanta giorni. Restrizione che dovrà poi essere prorogata prima della prossima udienza che sarà in settembre. Il sessantaduenne venne trovato senza vita nella casa della compagna.
I due si erano conosciuti lavorando a Como in uno stesso albergo. Secondo il racconto che era stato fatto dalla donna, l’aveva trovato riverso a terra dopo una serata trascorsa a bere in compagnia. Un malore per il troppo alcol, lei aveva cercato di farlo riprendere sollevandolo di peso da terra per poi adagiarlo contro un muro.
La seconda autopsia
I segni sul corpo, insomma, per la donna erano da ricondurre a queste manovre. I parenti della vittima, in forza anche di un secondo esame autoptico che era stato compiuto in Italia dal medico legale Giovanni Scola, si erano però opposti ritenendo che il loro congiunto fosse in realtà stato ucciso dopo essere stato soffocato forse addirittura da più persone. E stando da quanto parrebbe emergere la pista potrebbe essere quella giusta.
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