Il Comune si dimentica le casette dell’acqua. E in sette anni non ha mai chiesto il canone

Il caso L’Amministrazione si è “scordata” dell’occupazione di suolo pubblico: zero euro incassati. L’assessore scopre l’incredibile svista: «Nessuno ha detto ai privati che dovevano pagare...»

In Comune nessuno, negli ultimi sette anni, si è preso la briga di far pagare le tasse all’azienda che gestisce le casette dell’acqua. Non solo, ma la cifra del canone per l’occupazione del suolo non è mai stata comunicata e nemmeno quantificata. La clamorosa svista è emersa per caso. E solo adesso i servizi di riscossione stanno calcolando gli importi dovuti.

Nel febbraio 2016 la ditta lecchese Imsa, vinto il bando, ha sottoscritto con il Comune una convenzione per il servizio di distribuzione automatica dell’acqua attraverso l’installazione di cinque casette. In cambio «il concessionario si impegna a pagare il canone annuo di occupazione del suolo pubblico calcolato in base alle tariffe vigenti». Solo che gli uffici non hanno mai calcolato l’ammontare della tassa, per una imposta che varia non solo a seconda dei metri quadrati occupati, ma anche in base all’ubicazione, ad esempio in centro costa più che in periferia. La convenzione aveva una durata di cinque anni. Nel 2021 Imsa ha chiesto una proroga che non è stata concessa. Ma nemmeno durante questo passaggio gli uffici comunali si sono attivati per far rispettare le regole.

Una scoperta casuale

Durante le ultime sedute del consiglio comunale il consigliere della minoranza Svolta Civica Luca Vozella ha proposto di installare altre casette dell’acqua, mentre il consigliere della minoranza del Pd Gabriele Guarisco ha domandato le cifre del servizio.

«E così siamo andati a verificare contratto e convenzione – spiega l’assessore al Commercio Michele Cappelletti – ma gli uffici e la società incaricata delle riscossioni ci hanno detto che non risultano importi. Niente di niente, non ci sono cifre. Voglio dare fiducia all’azienda incaricata, che pure ci poteva arrivare da sola. Ma in sostanza nel 2016 nessuno si è preso la briga di dire al privato quanto doveva pagare e negli anni successivi nessuno ha controllato». La polizia locale quindi ha effettuato un accertamento. Sempre che, ha precisato Cappelletti in consiglio comunale, le somme da versare non siano ormai cadute in prescrizione. E sempre che eventuali sanzioni, senza la comunicazione degli importi, siano poi davvero applicabili.

La società esterna a cui il Comune si appoggia per gli accertamenti e il recupero dei crediti, Ica, sta proprio ora facendo i conti per dare comunicazione alla società Imsa. Una realtà che gestisce servizi analoghi in diversi Comuni italiani.

A Como le casette sono state installate precisamente ad Albate in via Falciola, a Ponte Chiasso nel piazzale Anna Frank, vicino alle caserme in piazza Duca D’Aosta, in via Borgovico e in via Ennodio a lato del cimitero di Rebbio. L’idea di costruire delle casette dell’acqua risale alla giunta guidata da Mario Lucini, su impulso dell’assessorato all’Ambiente retto all’epoca da Bruno Magatti e su richiesta del gruppo di minoranza del M5S. Tutto gratis, perché dentro al Comune nessuno ha fatto pagare le tasse dovute.

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