Il sindaco rilancia la polemica su don Giusto: «Non ho bisogno di lui e non gli ho mai affidato minori»

Il caso Rapinese attacca ancora il parroco: «Non ha i requisiti, io le cose le faccio bene». «Chi dà una mano deve rispettare le regole, se non sei in grado lascia stare»

Como

«Io dal parroco di Rebbio non ho bisogno di niente, stiamo gestendo centinaia di minori stranieri non accompagnati e non uno è passato di lì per il semplice fatto che non ha i requisiti». E ancora: «Se altri si rivolgono a don Giusto è un problema loro, ma di certo non del Comune di Como».

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Dopo giorni di silenzio sul tema

Dopo giorni di silenzio il sindaco Alessandro Rapinese è intervenuto ieri sera su Etv, in risposta a un telespettatore, sulle polemiche attorno all’accoglienza all’oratorio di Rebbio dopo l’editoriale del parroco di Rebbio, don Giusto Della Valle, sulla “Como disumana” a cui era seguita la risposta del sindaco che ne auspicava il trasferimento («Posso garantire - aveva detto - che a Rebbio non vedono l’ora che a don Giusto trovino un’altra destinazione»), ma contestazioni a don Giusto erano arrivate anche dal sottosegretario all’Interno Nicola Molteni e lo stesso presidente della Provincia Fiorenzo Bongiasca aveva respinto le accuse al mittente. Nei giorni erano arrivate anche le parole del cardinale Oscar Cantoni a difesa del parroco (aveva riconosciuto a don Giusto il suo «specifico impegno a favore delle persone più fragili ed emarginate» che «realizza anche una funzione di supplenza rispetto a un’urgenza sociale il cui peso, viceversa, ricadrebbe interamente sulla società civile e sulle istituzioni dello Stato») a cui, fino a ieri sera, Rapinese non aveva voluto replicare.

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«Le mie cooperative sono dieci volte meglio dell’accoglienza che viene fatta lì»

«Lungi da me entrare in polemica, loro gestiscono anime io gestisco la città – ha esordito il primo cittadino - ma una cosa è certa, che i cittadini di Rebbio sono esasperati. Basterebbe fare un bel censimento. Non tutti sono obbligati a condividere il desiderio di don Giusto, sicuramente però la legge vale anche per don Giusto, quindi il rispetto delle norme igieniche, sanitarie e di sicurezza». Poco dopo è entrato anche nel merito della gestione dell’accoglienza, bocciando senza appello quella che viene offerta a Rebbio. «Io so che ho trovato anche un centro di ospitalità che era anche il camping “No stress” (fatto poi chiudere, ndr) – ha aggiunto -. Secondo me chi mi ha preceduto come sindaco aveva un’idea confusa sui bisogni dal punto di vista dei servizi sociali». Poi l’affondo: «Io sicuramente dal parroco di Rebbio non ho bisogno niente, stiamo gestendo centinaia di minori stranieri non accompagnati e non uno è passato da lì per il semplice fatto che non ha i requisiti e le mie cooperative sono dieci volte meglio dell’accoglienza che viene fatta lì. Esistono e si può fare. Se altri si rivolgono a don Giusto è un problema loro, ma di certo non del Comune di Como».

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Ha detto inoltre che «il Comune di Como manda i bambini solo dove si rispetta la legge e le regole». E aggiunto: «L’ospitalità non è certo lasciarli in mezzo alla strada o farli dormire sotto Crocifisso in viale Varese, quello non è tipo di accoglienza che voglio. Se qualcuno ha in mente di definire quella accoglienza, se ne assuma tutte le responsabilità, quando io metto mano, le cosel e faccio bene». Ha concluso: «I miei bambini sono accolti in posti da dieci e lode, puliti, ordinati e che controlliamo. Se non sei capace lascia perdere, se devi farlo così.... Se dai una mano devi essere capace e di rispettare le regole, se no non farlo...».

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