Il vaccino? calma
la guerra con il virus
sarà ancora lunga

Silvio Garattini , farmacologo, fondatore dell’istituto Mario Negri: «Troppe incognite, attenti alla politica degli annunci»

Le prime dosi del vaccino anti Covid arriveranno in Italia alla fine di gennaio per iniziare a difendere gli operatori sanitari e gli ospiti delle Rsa. Così almeno ha annunciato il governo. In un secondo momento verranno vaccinati fragili e anziani.

L’attesa è grande nella popolazione che spera di liberarsi dal confinamento forzato oltre che dai rischi della malattia. Molti settori economici confidano di potersi risvegliare e di rilanciare il mercato in un mondo senza più “lockdown”.

Silvio Garattini, farmacologo di fama mondiale e fondatore dell’Istituto Mario Negri, quanto davvero possiamo attaccarci a questa speranza?

Gli annunci non sempre corrispondono alla realtà. Sono previsioni. Tutti speriamo che un vaccino sicuro ed efficace arrivi presto. Poi però occorre verificare la realtà dei fatti. Ad oggi nessuno può conoscere con certezza quel che sarà domani. Le incognite sono ancora molte. Basti dire che non abbiamo ancora approvato nessun vaccino.

Come no, non sono ancora pronti?

No, nessuno dei principali vaccini in corsa ha ricevuto l’approvazione dell’Ema, l’agenzia europea per i medicinali che è l’ente incaricato di validarli. L’autorità regolatoria deve accertare che il vaccino, come detto, sia sicuro ed efficace. Dunque per ora stiamo parlando di previsioni.

È scettico?

Sono speranzoso, ma anche il vaccino antinfluenzale doveva arrivare per tempo e con numeri importanti. Il mio medico, per me che ho qualche anno sulle spalle, ha detto che forse finalmente ci riusciremo la prossima settimana. Ma ricordo che anche i banchi con le rotelle dovevano arrivare nelle scuole all’inizio delle lezioni. Intendo dire soltanto che una cosa è annunciare, un’altra è realizzare gli obiettivi. Ad oggi le incognite sono tante.

Per esempio?

Non sappiamo quali vaccini verranno validati, per quale genere di persone saranno utilizzabili, se saranno vaccini da conservare a meno 20 gradi o a meno 75... Bisogna vedere soprattutto quale sarà la quantità delle forniture. Quando politici e governi dicono che arriveranno due milioni di dosi significa che verrà vaccinato un milione di persone. Servono infatti due dosi per ciascun individuo. Faccio notare inoltre che quando agli annunci non seguono atti concreti la conseguenza è una diminuzione del consenso e della credibilità nell’opinione pubblica. Un fatto che non possiamo permetterci in un momento di responsabilità collettiva così importante.

Però possiamo iniziare ad organizzarci?

Sì, questo sì se vogliamo presto avere un vaccino ed iniziare in fretta a distribuirlo. Dobbiamo decidere chi lo somministra, possibilmente dove e in quali punti già attrezzati. Dove concentrare l’offerta logisticamente. E capire bene da chi incominciare. Si è detto dalla categoria degli operatori sanitari, ma questa è una ampia fetta composta di tanti professionisti diversi. È poco precisa ed è difficile che tutti i generici operatori sanitari possano essere subito coperti nelle prime settimane.

Verremo vaccinati con il vaccino Pfifer?

Non c’è soltanto il vaccino americano alle fasi conclusive della sperimentazione. C’è anche la statunitense Moderna che ha dato informazioni credibili e interessanti ed è arrivata alla fine della fase tre. Ci sono gli svedesi di AstraZeneca che sono molto avanti. Alla fine probabilmente avremo tre o più vaccini e questo è un bene.

Ci saranno vaccini migliori di altri?

Speriamo ci siano vaccini più indicati per certe fasce della popolazione. Ancora però non lo sappiamo, sapremo alla fine della validazione. Dipende da quali volontari erano presenti nei campioni. Se anziani, giovani, sani o malati con certe patologie.

Secondo lei la pandemia tra la primavera e l’estate sarà sconfitta?

È l’auspicio di tutti. Bisogna però che non passi il messaggio che siccome arriva il vaccino si possa correre a fare festa. Sarebbe un brutto messaggio. Dovremo invece continuare per mesi ad essere responsabili e prudenti rispettando le solite norme anti contagio.

Ci sono ancora troppi decessi?

I fattori sono molteplici, Como come Milano è stata poco colpita dalla prima ondata ed ora lo è maggiormente, al contrario di Bergamo.

I cenoni di Natale porteranno la terza ondata?

Quanto più evitiamo le regole tanto più è lecito aspettarsi un aumento della pandemia. Abbiamo un indice di contagio ancora alto. Basta un lieve allentamento per ricadere.

Speranze dalla ricerca scientifica sul fronte dei farmaci?

Molti farmaci usati nelle cure non hanno dato benefici clinici dimostrati. Ora si punta forte sugli anticorpi monoclonali. Funzionano legandosi alle proteine del virus impedendogli di entrare nelle cellule e di replicarsi. Sono diversi, altri si agganciano, agiscono a vari livelli. Potrebbero comunque fermare la circolazione della malattia nell’organismo.

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