In un anno scovati 256 lavoratori in nero: quasi sempre italiani i responsabili

Guardia di finanza La zona con il maggior numero di dipendenti non in regola è il capoluogo. Il settore in cui si registrano più violazioni (168) è quello di ristoranti, bar e pasticcerie

Più di 250 lavoratori “in nero” scoperti in un anno nel Comasco. La Guardia di finanza ha diffuso questa mattina i dati del 2023 di questo particolare servizio di controllo, segnalando la scoperta – in nemmeno 12 mesi – di ben 256 persone impiegate in attività lavorative subordinate in assenza di un regolare contratto e, precisano le fiamme gialle, «conseguentemente senza alcuna tutela».

La palma del lavoro nero spetta proprio al territorio controllato dal Gruppo di Como, con 121 lavoratori in nero scoperti in città. Sono stati invece 81 quelli stanati dalla Compagnia di Olgiate Comasco, 35 da quella di Erba e 7 da quella di Menaggio.

Va anche segnalato che su 241 interventi specifici per verificare l’eventuale presenza di lavoratori in nero, in ben 160 casi i finanzieri hanno avuto (nel loro gergo) «esito positivo», quindi con irregolarità riscontrate.

A questi numeri decisamente consistenti, vanno poi aggiunti i lavoratori irregolari individuati sempre dalle fiamme gialle in altre occasioni, quantificati in 53, mentre le attività commerciali per cui è stata avanzata la proposta di chiusura sono state 105 (in tutta la provincia).

Ma il dipinto restituito dalla Guardia di finanza, è stato completato anche da una sorta di identikit di attività e nazionalità di chi offre lavoro oppure esegue mansioni pur non essendo in regola. La maggior parte dei lavoratori in nero sono di nazionalità italiana (150 su 256), mentre sono staccate tutte le altre nazionalità guidate da egiziani (19), turchi (18), pakistani (9) e cinesi (7).

Le nazionalità

Anche sul fronte di chi offre lavoro non in regola con le normative, a spiccare sono ovviamente gli italiani (78) seguiti sempre da imprenditori di origine egiziana (17) mentre si fermano a 8 i turchi e i cinesi. Il settore economico in cui statisticamente è stata riscontrata la maggiore presenza di manodopera in nero è quello della ristorazione (compresi bar e pasticcerie) con ben 168 violazioni. Per dare un riferimento specifico sul capoluogo, a Como in 50 verifiche nel campo della ristorazione con somministrazione sono stati trovati lavoratori in nero. A questi vanno aggiunte le 16 verifiche con lavoratori in nero nei bar (sempre nell’area coperta dal Gruppo di Como delle fiamme gialle) e i lavoratori in nero rilevati in 15 attività con cibo da asporto. Si capisce bene dunque come questo settore sia quello più colpito dall’illegalità sul fronte delle assunzioni.

La Guardia di finanza, nel comunicare ieri questi dati, ha tenuto a ricordare come le ispezioni abbiano toccato 66 comuni della provincia in interventi mirati a «riaffermare la legalità economico-finanziaria e a contrastare il “lavoro sommerso”».

La chiusura delle attività

Tornando infine al dato sulle 105 attività commerciali per cui (in tutta la provincia) è stata chiesta la chiusura al competente Ispettorato territoriale del lavoro di Como, si ricorda che questo provvedimento interviene quando viene riscontrato che «più del 10 per cento dei lavoratori presenti sul luogo di svolgimento dell’attività risulta impiegato senza la preventiva comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro». Provvedimento sospensivo che può venire revocato in seguito alla regolarizzazione delle posizioni lavorative e al pagamento delle sanzioni correlate.

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