Insubria per Gaza: «Condanniamo la violazione dei diritti umani». E tra il personale scatta la raccolta firme

L’intervento Durante il Senato accademico la rettrice Maria Pierro ha presentato la posizione ufficiale dell’ateneo «contro la guerra a Gaza», ma in università c’è anche chi spera in risoluzioni più concrete. Gli studenti: «Non si può tacere»

Como

Con le parole della rettrice Maria Pierro lunedì è stato presentato al Senato accademico dell’Insubria l’impegno dell’ateneo comasco «contro la guerra a Gaza».

Pierro esprime «profonda preoccupazione» e avanza a nome dell’università alcune richieste

La richiesta di aggiungere all’ordine del giorno della riunione una mozione sulle «violazioni dei diritti umani nella Striscia di Gaza» è arrivata con urgenza nella mattinata di ieri, giornata di sciopero generale proclamato dai sindacati di base. A darle voce la rettrice stessa che ai membri del suo Senato accademico ha detto: «L’Università degli studi dell’Insubria, nel rispetto dei principi costituzionali di inviolabilità dei diritti della persona e di ripudio della guerra, aderendo alla risoluzione del Parlamento europeo dell’11 settembre 2025, condanna le gravi violazioni dei diritti umani fondamentali continuamente reiterate nella Striscia di Gaza». Parole che esprimono «profonda preoccupazione» cui si sono aggiunte alcune richieste: per il cessate il fuoco, per il rispetto dei principi del diritto internazionale, per l’apertura di corridoi umanitari e per la sicurezza dei civili e in particolare dei più fragili.

La raccolta firme: «Servono convegni e incontri sul tema»

Richieste che solo in parte si sovrappongono a quelle contenute in una lettera scritta dai docenti dell’università Insubria Andrea Penoni e Lia Forti e firmata da una dozzina di dipendenti dell’università nell’arco dei primi tre giorni, sui medesimi temi.

«Alcune comunità universitarie italiane hanno ormai preso una posizione netta» scrivono Penoni e Forti nella lettera, citando i dipartimenti e i senati accademici che hanno deliberato di interrompere le collaborazioni con le università israeliane, «giudicate fortemente schierate a favore del regime di occupazione militare delle terre palestinesi». E poi ancora nella lettera si citano i bandi che altre università hanno riservato a studenti e ricercatori palestinesi, così come i «convegni e incontri organizzati per analizzare le partnership aziendali e accademiche tra il nostro Paese e l’apparato militare dello Stato d’Israele».

All’ateneo comasco i firmatari insomma chiedono «che anche la comunità insubre manifesti un’analoga sensibilità e si ispiri agli esempi di altri atenei per dimostrare con dichiarazioni e azioni concrete la sua solidarietà alla popolazione palestinese e la sua riprovazione delle violazioni israeliane del diritto internazionale, delle risoluzioni Onu e dei diritti umani»

Anche gli studenti scendono in campo: «Non si può tacere»

L’impegno preso ieri dalla rettrice è a «promuovere, in collaborazione con le altre istituzioni accademiche nazionali e internazionali, iniziative a sostegno della pace, della dignità, della giustizia, della libertà e della solidarietà». Un impegno accolto pienamente anche dal consiglio generale degli studenti dell’Insubria. «Abbiamo ritenuto fondamentale che l’Ateneo riconoscesse ufficialmente in un comunicato le violazioni dei diritti umani in corso a Gaza - spiega Asia Martina Di Lorenzo, presidente del consiglio degli studenti - La mozione approvata oggi dal Senato Accademico risponde a questa sollecitazione e ne condividiamo pienamente lo spirito».

Gli studenti dell’Insubria, nella convinzione che non si possa «tacere di fronte ai tragici eventi che colpiscono Gaza», tornano sulle posizioni dell’università per ribadire che «messaggio è chiaro: si vis pacem, para pacem. L’università deve essere luogo di pace, di difesa della dignità, di rispetto del diritto e di promozione del dialogo». Parole che non vogliono restare tali ma che, secondo Di Lorenzo, devono tramutarsi in azione per «rendere l’Ateneo un luogo in cui la pace e la non violenza non si proclamino soltanto, ma si pratichino ogni giorno. Il consiglio generale degli studenti e i rappresentanti degli studenti, per questo, si fanno e continueranno a farsi promotori di eventi, dibattiti e momenti di riflessione collettiva, perché la pace non resti un principio astratto, ma diventi pratica quotidiana di sapere e responsabilità civile».

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