
(Foto di archivio)
Istruzione Pareri contrastanti sui nuovi programmi. C’è chi parla di« disallineamento dal mondo reale» e chi apprezza il potenziamento di musica e arte
Como
Poesia e storia dell’occidente, la Bibbia come l’Iliade e l’Odissea, il latino insegnato anche alle scuole medie e tanta calligrafia nel primo ciclo di istruzione.
Sono queste le principali novità contenute nelle nuove indicazioni in vigore da settembre 2026, per la riforma dei programmi della scuola dell’infanzia, della primaria e delle medie annunciata dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara.
Se è vero che i cambiamenti erano già nell’aria da qualche tempo, ora che sono messi nero su bianco presidi e insegnanti devono iniziare a pensare a come riorganizzarsi e per farlo avranno un anno e mezzo di tempo. «Sono 154 pagine e sono state emanate ieri (martedì, ndr) - spiega Giuseppina Porro, preside dell’Ic Como Lago -. Io le ho condivise con il mio collegio perché sono i docenti stessi direttamente coinvolti. Al di là degli strilli che riguardano latino e Bibbia e che già danno un’indicazione di che scuola si voglia creare, io ci vedo un’incapacità di guardare il mondo reale della scuola. Latino viene inserito come percorso curriculare in una scuola che ha sempre più alunni con difficoltà linguistiche che arrivano da tantissimi altri contesti. Se mi viene chiesto se c’è un disallineamento tra il mondo della scuola e questo primo sguardo, dico di sì. Questo è un documento guida su cui si costruisce tutto il primo ciclo: ci avevamo lavorato tantissimo e ora già ci chiedono di cambiare un’altra volta, un ulteriore carico quando la scuola è già oberata. La buona notizia è che non verranno applicate prima del 26/27 e abbiamo quindi un anno per metabolizzare ed entrare nel merito. Ma è un ulteriore lavoro che non lascia tregua, come se non permettessero alla scuola di respirare, a beneficio di tutti coloro che la abitano».
«L’introduzione del latino alle medie è un segnale culturale forte, ma con un’ora a settimana temo possa restare più simbolico che realmente formativo - commenta Anna Maria Ruggiero, preside dell’Ic di Albate -. Se non ben strutturato, rischia di diventare un’aggiunta poco incisiva. Il rafforzamento della storia dell’Occidente e dell’Italia può essere utile per dare più coerenza al percorso storico, ma mi auguro che non si traduca in una visione troppo ristretta o selettiva. La maggiore attenzione alla scrittura manuale e alla grammatica mi sembra positiva, purché non si riduca a un ritorno sterile al nozionismo. Apprezzo molto, invece, il potenziamento della musica e dell’arte, perché credo sia fondamentale coltivare la creatività nei ragazzi. In generale, queste riforme sembrano voler dare più solidità alla formazione di base, ma tutto dipenderà da come verranno applicate e dalle risorse». L’ultimo commento è di Simona Convenga, preside dell’Ic di Prestino. «Rispetto al latino, i corsi facoltativi già presenti e realizzati da alcune docenti hanno come finalità quello che dice il ministro, con un ritorno a pensare in modo logico e sistematico. Il corsivo sta dando prova di attivare particolari aree del cervello e stimolare maggiore concentrazione, magari a scapito della velocità, ma la lentezza dell’esecuzione del tratto grafico, la cura dello stare nel rigo, comporta miglioramenti nel cervello del bambino e dei loro apprendimenti. Per storia, sarei stata sorpresa se si fosse partito da un punto di vista non eurocentrico».
© RIPRODUZIONE RISERVATA