La città invecchia, le badanti calano: «Situazione difficile»

La fotografia In quattro anni perse 1300 lavoratrici. Acli: «Molte preferiscono lavorare in Rsa o in ospedale»

Como

Più anziani, meno badanti. In quattro anni abbiamo perso 1.344 lavoratrici domestiche regolari. Per contro - ma non è più ormai fonte si sorpresa - la popolazione invecchia: a Como prima della pandemia gli over 75 erano 69mila ed ora invece sono 77mila, l’11% in più. Il paradosso è che gli assistenti che a domicilio aiutano i nostri nonni nella nostra provincia sono sempre meno, dal 2021 colf e badanti sono diminuiti del 15%, passando da 8.688 lavoratori regolarmente iscritti a 7.344. È vero che una quota consistente di badanti, difficile da calcolare, lavora in nero, il calo però è certificato dai dati pubblicati ieri dall’Inps in maniera evidente.

Anche nel 2024 la diminuzione dei lavoratori domestici è proseguita ed è stata pari a 225 unità. Aumenta di contro l’età media di queste lavoratrici, il 62% ha più di 50 anni. È sempre più forte la componente femminile, nel Comasco quasi nove assistenti su dieci sono donne, gli uomini che si prestano a fare questo mestiere, duro, sono crollati di quasi la metà nell’ultimo lustro.

Il 72% delle badanti è straniera. Le colf italiane però tengono di più rispetto alle colleghe straniere, c’è una diminuzione, ma è più lenta. Invece si assiste ad un fenomeno di rientro verso l’est Europa, detto che è da qui che è arriva un badante su tre oggi in servizio nel Comasco. Rispetto al 2020 circa il 15% delle donne provenienti dai confini russi, soprattutto dall’Ucraina, è tornata a casa, ha smesso di lavorare o ha cambiato lavoro. Si è contratto del 14% il bacino delle filippine al lavoro nel Comasco, le assistenti provenienti da questo storico Paese di immigrazione sono ormai nonne a loro volta. Cresce soltanto, seppur di poco, la quota di badanti di nazionalità centro sud americana.

Secondo lo sportello badanti delle Acli c’è intanto un fattore economico. Il lavoro è impegnativo e gli stipendi sono bassi, circa 1.200 euro al mese dovendo convivere con l’anziano da assistere. Ma di contro, spiega Adl Como, l’associazione dei datori di lavoro dei collaboratori domestici, con una pensione pagare uno o due badanti è una spesa ingente per le famiglie. «Dobbiamo pensare che molte badanti, ucraine o dell’America latina o filippine sono qui da tanti anni, svolgono questo lavoro con cura ed esperienza ed hanno spesso frequentato corsi da operatore sanitario – dice Paola Monzani per lo sportello Acli – quindi preferiscono spostarsi in ospedale o in Rsa. Se invece vengono assunte in famiglia si aspettano stipendi più alti, visto che devono seguire veri e propri pazienti ammalati come se fossero infermiere. Trovare quindi una badante per i nostri anziani oggi è sempre più difficile ed è preoccupante».

«Purtroppo molti rapporti non sono regolari - commenta Tiziana Mariotti, presidente di Adl Como - il calo è dovuto anche al lavoro sommerso, occorre mettere in regola le operatrici qui già presenti. Servono inoltre sgravi ai datori che assumono regolarmente, i costi sono troppo elevati».

L’associazione Domina, sempre per i datori del lavoro domestico, infine ricorda come l’assistenza domiciliare garantisca un forte risparmio al sistema sanitario e alle famiglie. L’alternativa di bussare alle porte di una Rsa, a patto di riuscire a trovare un posto, è molto più costosa per lo Stato come per i parenti.

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