(Foto di ufficio stampa diocesi di como)
Fede Sono 1270 i fedeli lariani in cammino. Prima tappa a Orvieto con il cardinale Cantoni - «Il cammino con la sete del cuore, per noi un’occasione di guarigione dalle ferite dell’io»
        
       
    «In questi tempi parliamo tanto di sinodalità: ora la stiamo sperimentando, giacché viviamo una avventura spirituale, profondamente umana e fraterna, che ci fa sentire tutti discepoli appassionati del Signore Gesù, ma anche costruttori di una comunione fraterna, responsabili gli uni degli altri, testimoni e messaggeri della speranza cristiana».
Con queste parole del cardinale Oscar Cantoni è iniziato il pellegrinaggio giubilare diocesano che coinvolge poco meno di 1.300 fedeli da tutti i territori della vasta Chiesa lariana. «Non ci capita facilmente di convenire insieme in uno stesso luogo della nostra diocesi a causa delle lunghe distanze che ci separano. Ed è per questo che la gioia di ritrovarci insieme in questi giorni per vivere l’esperienza del Giubileo è ancora più grande».
Sono 1.270 per l’esattezza i pellegrini iscritti al viaggio che ieri ha preso il via con la prima tappa a Orvieto. Nella cattedrale di Santa Maria Assunta – dov’è conservato il sacro lino legato al miracolo eucaristico che portò all’istituzione della solennità del Corpus Domini – il vescovo ha presieduto la messa di apertura del viaggio: con lui oltre cinquanta sacerdoti, ma anche monsignor Gualtiero Sigismondi, presule della Diocesi di Orvieto-Todi. «Già fin d’ora ringrazio quanti hanno organizzato con molta cura questo pellegrinaggio, mentre saluto affettuosamente tutti voi, fratelli e sorelle, amati dal Signore», le parole di Cantoni.
«Ci siamo messi in cammino non come semplici turisti, ma come dei pellegrini, cioè come persone inquiete, con la sete del cuore, desiderosi di una vita più piena, insieme alla Chiesa universale, davanti alle grandi domande che ci costringono ad osare, grati per la strada aperta da chi ci ha preceduto, ma desiderosi del nuovo che la vita ci sollecita giorno per giorno». Di conseguenza, «il nostro pellegrinaggio si propone come occasione di conversione, di guarigione dalle ferite dell’io, della redenzione dalla nostra difficoltà di comunicare con gli altri».
Ancora, «è un tempo di grazia quello che ci è offerto, perché è momento di incontro vivo, personale e comunitario, con il Signore Gesù, porta di salvezza. Da Lui abbiamo ricevuto il mandato di annunciare sempre e ovunque a tutti che Egli è la “nostra speranza”», secondo il tema dell’Anno Santo in corso.
E il frutto del Giubileo sarà proprio «portare speranza dove la vita è ferita, nei fallimenti che frantumano il cuore, nella solitudine amara di chi si sente confitto, nei tanti luoghi profanati dalla violenza e dalla guerra», ha detto il vescovo a Orvieto.
In serata, poi, la comitiva diocesana è arrivata a Roma e si è sistemata nei luoghi di ospitalità individuati dall’Ufficio diocesano pellegrinaggi. Oggi i fedeli vivranno una giornata di spiritualità a San Paolo fuori le Mura, mentre per domani sono in programma il rosario e la messa a Santa Maria Maggiore. Domenica il rientro in Diocesi sarà preceduto dal passaggio della Porta Santa e dalla messa in San Pietro, oltre alla recita dell’Angelus con Papa Leone XIV.
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