La famiglia di Sherin sfrattata dal camping e accolta da volontari: «Regalo incredibile»

Lazzago Sherin, marito e figlio di 11 anni originari dello Sri Lanka sono stati accolti da un’associazione che ha messo a disposizione una stanza, dopo che il campeggio “No stress” dove vivevano è stato chiuso

C’è anche spazio per una storia di grande solidarietà nella vicenda del camping di Lazzago. Sherin, suo marito e il loro bambino di 11 anni, originari dello Sri Lanka, sono stati accolti da un’associazione di volontari che hanno messo a disposizione una stanza.

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È commossa Sherin, badante con un lavoro fisso a Milano: «Sabato si è presentato un signore, ha detto di essere il presidente dell’associazione Musa e che aveva letto di noi sul giornale. Ci ha offerto un posto dove stare tutti insieme, altrimenti la famiglia avrebbe dovuto dividersi. Stamattina (ieri, ndr) sono venuti a prenderci con il furgone, ora abbiamo questa stanza calda, molto bella. Un miracolo, un regalo incredibile. Mio figlio aveva già detto che era disposto anche a dormire per strada. Il 12 gennaio andremo a parlare con i servizi sociali e speriamo di trovare una soluzione per la casa: possiamo pagare, anche se non cifre altissime perché mio marito ha un lavoro stagionale, nel turismo. Per ora però vogliamo ringraziare questi volontari che in silenzio, senza chiederci nulla, ci hanno accolto come una famiglia».

Anche Debby, 42 anni, comasca, è una lavoratrice stagionale, cameriera ai piani in un Grand Hotel. Il marito è disoccupato, il figlio di 11 anni che vive con loro ha seri problemi di salute. Anche loro, come Ilaria, hanno trovato una sistemazione al camping di Eupilio, roulotte con casetta annessa per 650 euro al mese. «E meno male che è andata così, se no avremmo dovuto dormire in macchina con il bambino - racconta - Con l’Epifania è finita la stagione all’hotel dove lavoro, riprendiamo a maggio, ma il 9 ho un colloquio in una grande azienda della zona, per noi un contratto a tempo indeterminato vorrebbe dire svoltare. I servizi sociali? Non ci aiutano. L’anno scorso, dopo 10 anni di graduatoria, avevamo ottenuto una casa Aler, ma non ce l’hanno data a causa di un cambio di residenza».

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