La guerra costa 891 euro per ogni famiglia comasca

Costi alle stelle Il pane costa il 10% in più, la carne aumenta del 20%, per pasta e farine incrementi del 17%. Inflazione quasi al 7%

Guerra e caro bollette costano ad ogni famiglia comasca 891 euro. Le stime della Cgia di Mestre per la Lombardia descrivono una morsa stretta attorno ai cittadini, con l’inflazione vicina al 7% e i prezzi che continuano a crescere. Il potere d’acquisto delle famiglie da inizio anno si sarebbe così ridotto di 891 euro. Il deterioramento del quadro economico mondiale si accompagna anche ad investimenti e stipendi bloccati. La Lombardia fa meglio rispetto alla media nazionale, dove le famiglie perdono 929 euro in potere d’acquisto.

Gli aumenti dei prodotti

La spinta maggiore è dovuta ai costi legati all’elettricità, ai combustibili, all’acqua e alle abitazioni. C’è un generale balzo in avanti conseguenza della carenza delle materie prime dall’estero. Ma gli aumenti si notano anche sul settore dei trasporti, con costi saliti dell’8% a maggio rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Il motivo è il caro carburante. Il governo, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, ha messo una pezza per contenere i prezzi alla pompa. Ciò nonostante negli ultimi giorni il costo al litro dai distributori sta di nuovo salendo. In città ieri la benzina self service costava più di 1,9 euro al litro, solo una risicata minoranza offriva 1,87 e il prezzo in qualche distributore arrivava a 2,03.

Anche i generi alimentari sono sempre più cari. Riempire il carrello per le famiglie inizia a diventare un problema. Secondo Coldiretti sono aumentati del 14% i prezzi di produzione dell’industria alimentare sul mercato interno. Rispetto all’anno scorso secondo AltroConsumo il pane al chilo è aumentato tra il 10 e il 15%, la carne e la polleria del 20%, l’olio extravergine dell’11%, la pasta e la farina del 17% solo in confronto al mese di marzo. Il rincaro maggiore si vede come noto su prodotti legati al mercato ucraino come l’olio di semi di girasole, +43%. I panificatori comaschi raccontano di cercare di contenere nuovi aumenti, ma con i costi fissi da affrontare per molti ritoccare i listini è un meccanismo obbligato. Non sono esenti dai ritocchi i ristoratori, i prezzi delle pizze aumentano.

Consumatori pessimisti

I dati stimati dalle associazioni dei consumatori sono addirittura peggiori. «Sì perché ci sono altre voci che incidono negativamente sulle famiglie – spiega Mara Merlo per FederConsumatori Como – per esempio le spese sanitarie. Negli ultimi mesi molte famiglie comasche sono state costrette a fare ricorso ai privati non trovando posto per tempo negli ospedali pubblici. Ecografie e Tac costano diverse centinaia di euro e pesano sui bilanci familiari. In generale l’inflazione è sopra al 6,5%, non capitava dagli anni novanta. Temiamo che a breve possano aumentare le rate dei mutui e dei prestiti. Il governo deve predisporre nuove misure a tutela dei cittadini».

«Più di un quarto delle famiglie si trova già in grave difficoltà – scrivono 16 sigle di associazioni di consumatori pronte a organizzare la protesta delle pentole vuote, in scena il 10 giugno in tutti i capoluoghi regionali d’Italia – e sta riducendo, fino anche a privarsene, consumi essenziali come quelli alimentari, sanitari e di cura della persona».

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