La protesta dei ciliegi: stamattina il sit-in ma tagli confermati

Via XX Settembre Il sindaco Alessandro Rapinese ribadisce la decisione di abbattere le 45 piante - Oltre 2.700 adesioni alla richiesta di fermare tutto

Nessun passo indietro del sindaco Alessandro Rapinese di fronte alle oltre 2.700 firme raccolte in meno di due giorni, alla valanga di proteste sui social, all’annuncio del sit in per questa mattina alle 7 e nemmeno di fronte alle richieste di fermare l’abbattimento dei 45 ciliegi giapponesi di via XX Settembre. Ciliegi che, come ha dichiarato l’agronoma incaricata dal Comune, Anna Zottola, risultano colpiti «da parassiti fungini, alcuni dei quali anche causa di instabilità» per il «70% dei singoli esemplari del viale alberato».

«Abbattere una pianta sana – dice Rapinese - è danno erariale oltre che un crimine. Noi vogliamo viali belli e alberati e ci siamo rivolti a tecnici, peraltro di fama e rinomati, che sostengono che quei ciliegi sono malati e da abbattere. Detto questo a me, con tutti i problemi che ho, di quei ciliegi non me ne frega niente». E prosegue: «Se cade una di quelle piante e ammazza un bambino in passeggino, e il rischio c’è perché sono marce, non so se preoccuparmi di più per il bambino o per me che finirei in carcere. Quindi vado avanti». Poi le accuse: «Che delle persone che, come me, non solo non sono laureate in agronomia, ma che non distinguono un ciliegio da un faggio, si mettano a far can can perché si abbattono 45 piante quando sono molte di più quelle che mancano, non è un mio problema». Se la prende infine con chi protesta: «Ora c’è un sindaco che non è facile preda di isterie e al quale le persone che si incatenano alle piante risultano anche simpatiche e, se la legge lo consentisse salvo poi chiamare il mago Silvan per ricomporle, le segherebbe insieme agli alberi. Ma non si può. All’amica Anna Veronelli prometto che se si lega a un ciliegio le porterò la schiscetta mattina, pranzo e cena. Mi spiacerebbe solo se un ciliegio a un certo punto le cadesse in testa. Ricordo a tutti infine che la vera porcheria in tema di abbattimenti di piante è e rimane una soltanto: il glicine di piazza Volta (uno su tre era poi stato salvato, ndr), che è stata una scelta politica». A proposito dei precedessori, l’ex sindaco Mario Lucini ha condiviso un post del suo assessore al Verde Daniela Gerosa del 2017 nel quale ricordava i «434 nuovi alberi messi a dimora in 5 anni».

Tornando alle proteste, la petizione lanciata da Nadia Fusetti ha superato le 2700 firme. Anna Veronelli, che risiede nella zona da 22 anni, confermando il sit in, ha inviato una lettera aperta ai consiglieri comunali, al sindaco all’assessore al Verde Chiara Bodero Maccabeo e anche al prefetto nella quale chiede lo stop degli abbattimenti per poter effettuare approfondimenti e definisce il taglio come un atto «di cancellazione della memoria civica» e fa appello alla responsabilità dei rappresentanti comunali chiedendo loro di «onorare il mandato dimostrando la capacità di sospendere un atto distruttivo in favore della saggezza e della tutela di un bene collettivo».

Al sit in sarà presente anche il consigliere regionale di Forza Italia Sergio Gaddi che ieri ha definito la vicenda «uno scempio». Dal canto suo Elisabetta Patelli (Europa Verde), che già aveva chiesto al sindaco di fermarsi, ieri ha aggiunto: «Secondo quanto dichiarato dalla stessa dottoressa Zottola, circa il 70% delle piante presenta funghi. Tradotto: una quindicina di alberi è sana». Infine contesta la scelta botanica: «Il “pero cinese” non convince. Costano cari, hanno vita breve, scarsa capacità di assorbimento della CO2, rimangono piccoli, sono infestanti (diversi Stati americani li hanno già vietati o limitati) e hanno un profumo sgradevole. Un odore che da più parti è descritto come quello dei pesci in decomposizione, qui da noi si dice che “sa da freschin”».

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