L’affare d’oro di via Paoli, si indaga sui legami in Comune. L’ex assessore era in commissione paesaggio

L’inchiesta L’ingegnere della compravendita milionaria collaborava con Palazzo Cernezzi mentre la giunta approvava la delibera che ha sbloccato il rogito

Ha scelto senz’ombra di dubbio il momento migliore per farsi nominare membro di un organo tecnico-consultivo interno a Palazzo Cernezzi, l’ex assessore canturino Claudio Ferrari agli arresti dal novembre scorso con l’accusa di bancarotta fraudolenta ed evasione fiscale. In sintesi la tesi della Procura è questa: l’ingegnere ed ex amministratore di Cantù faceva fallire le società con le quali portava a termine clamorosi affari immobiliari per poter non pagare le tasse, e far scivolare i guadagni al sicuro in Svizzera.Tra gli affari contestati uno riguarda la compravendita dei terreni di via Paoli 47 sui quali ora sorge il supermercato Aldi.

Le coincidenze

Negli ultimi giorni abbiamo dato conto, anche attraverso le parole dell’ex proprietario dei terreni in questione, di una serie di circostanze e coincidenze sulle quali i finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Como e la Procura vogliono vederci chiaro. Uno: la conclusione dell’affare con l’acquisto di lotti formalizzato il 20 dicembre 2019 e la contestuale rivendita degli stessi, meno di venti minuti dopo, con una plusvalenza di almeno un milione di euro. Due: la fuga verso la Svizzera, proprio in quei mesi, di quasi 2,5 milioni di euro dalla società San Siro Lake riconducibile a Ferrari a un notaio svizzero per l’acquisto di una start up elvetica, riconducibile a sua volta all’ex assessore canturino Giorgio Quintavalle (pure lui arrestato a novembre con le stesse accuse del socio). Tre: l’approvazione da parte della giunta comunale di Como, guarda caso lo stesso giorno dell’appuntamento dal notaio per il rogito, di una delibera che ha sbloccato la compravendita, che altrimenti non sarebbe andata a buon fine (perché l’immobiliare Aldi, acquirente finale, aveva posto delle condizioni chiarissime). Quattro: la comunicazione, quasi in tempo reale, da parte di qualcuno interno al Comune allo stesso Ferrari che la delibera era stata approvata.

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A questa serie di coincidenze se ne aggiunge una quinta: l’affare d’oro, per la cui riuscita serviva un atto formale di Palazzo Cernezzi, è arrivato nel bel mezzo del mandato ricoperto dallo stesso architetto Ferrari come membro della commissione paesaggio del Comune di Como. Circostanze e coincidenze che consentono di rileggere sotto un’altra lente un passaggio dell’ordinanza di custodia cautelare che portò all’arresto di Ferrari, Quintavalle e di altri due insospettabili: «Dominus dell’intero sistema illecito è risultato essere Claudio Ferrari, il quale ha intessuto nel tempo relazioni nei preminenti ambienti di rilievo politico ed economico della realtà comasca».

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E dopotutto lo stesso Ferrari è stato accusato dalle fiamme gialle di aver realizzato una plusvalenza clamorosa, con conseguente sottrazione dei guadagni al fisco, per un altro affare in cui avrebbe vestito la doppia maglia di membro vicino all’amministrazione comunale (quella di Fino, parliamo del 2009) e dominus dell’operazione commerciale, quando partecipò al programma integrato di intervento di Fino Mornasco del comparto Bricoletta, terreni che lui sarebbe riuscito ad accaparrarsi attraverso una società cooperativa (poi svanita nel nulla) con la promessa di fare anche investimenti di pubblica utilità, ma diventata l’occasione per rivendere i terreni a un autolavaggio, a un discount e a una scuola privata con una plusvalenza di 2,5 milioni di euro.

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