Le case di riposo riaprono
Gli ospiti non sono più soli

Molte Rsa si preparano a consentire il rientro dei famigliari - «Incontri prenotati, ma speriamo di poter tornare a una quasi normalità»

Como

Le Rsa si preparano a riaprire le porte. In questi due anni una delle ragioni che più di tutte ha fatto soffrire gli ospiti delle case di riposo e i famigliari è il divieto di incontro, per evitare il propagarsi del Covid. Da metà dicembre, con la risalita dei contagi, le porte delle Rsa comasche si sono chiuse per l’ennesima volta. Ora, però, con la quarta ondata che si spera si sia spenta definitivamente si sono riaccese nuove speranze.

Dalla scorsa settimana le Giuseppine in via Borgovico hanno riaperto alle visite dei parenti, alle Marcelline succede già da fine gennaio. La Ca’ d’Industria intende a breve fare lo stesso a Le Camelie e in via Brambilla, ma non ancora a Rebbio perché ci sono ancora dei casi positivi asintomatici.

«Da giovedì daremo la possibilità alle famiglie di prenotare di nuovo gli appuntamenti – spiega don Joseph Nweke , direttore della residenza dell’Opera don Guanella – così da organizzare gli incontri. Speriamo di poter tornare ad una quasi normalità. Per fortuna in quest’ultimo periodo non abbiamo avuto contagi o malati». Questo è il discrimine fondamentale, perché 404 positivi sono comunque stati tracciati nelle 56 Rsa comasche da inizio anno. E sono tutte persone da isolare e da monitorare.

La vera rivoluzione rispetto alle ondate precedenti però è stata la vaccinazione. Le tre dosi che coprono la quasi totalità degli anziani ospiti hanno protetto gli ospiti, persone fragili, dal ritorno del virus che altrimenti come nei due anni passati avrebbe mietuto molte vittime.

Decreto ministeriale alla mano ogni Rsa, entro certi termini, è libera di organizzare visite e saluti come può, il faro come ovvio è la vaccinazione e il Green pass rafforzato valido. Detto che serve ancora prudenza e gli abbracci senza mascherina non sono certo ammessi questo è un primo passo tanto atteso dalle famiglie. Famiglie che ciclicamente hanno denunciato con forza una chiusura che spesso ha peggiorato le condizioni psicofisiche degli anziani. Felici di poter di nuovo salutare i loro cari in presenza, senza video chiamate o vetri e plexiglass di mezzo, i parenti ci tengono comunque anche a ricordare com’era la vita in molte Rsa prima della pandemia.

Tante case di riposo erano dei luoghi dove potevano entrare volontari e associazioni, professionisti esterni per iniziative e attività, dove si poteva pranzare insieme agli anziani genitori senza troppi timori o permessi. Oggi colpa della pandemia le Rsa si sono progressivamente chiuse, dopo tante vittime la prudenza ha stretto le maglie, la speranza è che possano davvero tornare ad aprirsi al territorio e alla comunità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA