Ci vorranno altri sei mesi perché le idrovore del lungolago siano operative

Paratie Operai e mezzi meccanici sono al lavoro per la fase più “visibile” dei collaudi. Caloisi (dirigente Aria): «Ma la strada si allagherà sempre in caso di piogge come sabato»

Como

I collaudi sul lungolago sono entrati nella fase più “visibile” non tanto per quello che i tecnici stanno facendo al di sotto della passeggiata e della pavimentazione, ma perché si stanno notando operai al lavoro, mezzi meccanici, ruspe e porzioni di porfido spostate per poter accedere alle parti sotterranee. Si vedono grossi coperchi che vengono aperti e chiusi e altre tipologie di interventi che proseguiranno nelle prossime settimane in zone diverse della fascia a lago. È ad esempio quello che si è iniziato a fare ieri mattina nella parte di passeggiata verso Sant’Agostino, proprio sopra la vasca che dovrà raccogliere l’acqua del lago per evitare le esondazioni.

I collaudi

«Si tratta di panconi mobili – spiega il responsabile del procedimento, il dirigente di Aria Alessandro Caloisi – che si mettono per eseguire in sicurezza attività di manutenzione e i collaudi sulle paratoie mobili che aprono e chiudono le vasche. Attualmente si sta facendo tutta la parte meccanica, la movimentazione delle paratoie, il sistema di lavaggio interno alle vasche e le verifiche elettriche per riuscire ad avviare le idrovore, che sono gli elementi più importanti».

Inutile dire infatti che gli occhi di molti sono puntati proprio su quando entreranno in funzione le pompe di aspirazione che dovrebbero evitare la fuoriuscita dell’acqua dai tombini del lungolago con annesso allagamento e chiusura di corsie, come capitato nelle scorse settimane. Discorso diverso, ma questo lo si vedrà soltanto all’atto pratico, quello di bombe d’acqua e piogge torrenziali come quella di ieri sera che ha portato alla temporanea chiusura del lungolago completamente allagato a causa della scarsa tenuta della rete di smaltimento delle acque. Una situazione che, però, si è verificata in diverse zone della città (soprattutto a Camerlata, in via Scalabrini e via Paoli) e che, quindi, in caso di eventi estremi, potrebbe riproporsi a prescindere dal funzionamento delle idrovore. Lo stesso ingegnere regionale spiega che «in questi giorni è arrivata talmente tanta acqua in pochissimo tempo che la rete di smaltimento, che funziona perfettamente, non è riuscita a mandarla a lago che, fra l’altro, era molto basso».

Altri sei mesi

Idrovore che, spiega Caloisi, «sono già state collegate, ma è necessario ultimare le prove». Inoltre precisa: «La prossima fase è quella sulle idrovore, la parte più importante e costosa. Dopo i collegamenti si devono verificare funzionamenti e sistemi di sicurezza, l’alimentazione, i segnali elettrici e poi si può procedere con l’effettiva entrata in funzione».

A quel punto, e dovrebbe essere entro la fine di luglio secondo le stime di chi sta seguendo il collaudo, si potrà verificare se tutto funziona correttamente, se ci saranno interventi o modifiche da fare, come pure l’eventuale presenza di imprevisti che in un cantiere di questa portata non possono essere esclusi. Per la conclusione dei collaudi, precisa il referente del progetto, sono stati previsti «sei mesi come tempo massimo, potrebbero essere ridotti ma non possiamo per il momento dire di quanto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA