Le offerte di lavoro senza risposta in città, la parola ai sindacati: «Colpa della Svizzera e dei salari bassi»

Il dibattito Il presidente di Confcommercio aveva puntato il dito sulla concorrenza elvetica. La Cisl: «Disponibili a incontrare i commercianti». La Cgil: «Contratti offerti troppo poveri». Per voi qual è la causa alla base di questo fenomeno? Fatecelo sapere in questo sondaggio

«Il problema della vicinanza con la Svizzera esiste. Siamo disponibili ad un incontro con Confcommercio Como e con il presidente Giovanni Ciceriper trovare un modo per rendere il lavoro nel centro città più appetibile».

Le posizioni dei sindacati

Anche i sindacati entrano nella vicenda della difficoltà delle attività commerciali del centro – di cui abbiamo dato conto – per trovare dipendenti da occupare nelle rispettive attività. I cartelli con le scritte «cercasi personale» si sprecano e fanno bella mostra in molte attività, che siano bar o ristoranti, negozi di abbigliamento oppure altro. A conferma, insomma, che il lavoro non manca ma quello che manca – per vari motivi – sono candidati che vogliano inviare i curriculum vitæ. Secondo Giovanni Ciceri presidente di Confcommercio, il problema non sarebbe tanto quello della paga, «che è quella del contratto nazionale» e che sono «corrette anche se è vero, potrebbero essere più alte». «Il vero tema – prosegue Ciceri - è il costo del lavoro e la concorrenza con la Svizzera: fino a quando in Ticino l’offerta economica sarà molto superiore alla nostra, le difficoltà a trovare personale resteranno».

Ed è a questo punto che nel discorso entra il sindacato, con una mano tesa a Confcommercio e l’invito a sedersi un tavolo alla ricerca di soluzioni utili per imprenditori e dipendenti. «Il lavoro c’è e ci sono anche i giovani che lo cercano – dice al riguardo Giuseppe D’Acquaro della Fisascat Cisl Varese-Como – Evidentemente altrove si trovano opportunità di impiego più vantaggiose. Dobbiamo sederci ad un tavolo con tutte le parti per cercare di capire come rendere queste condizioni di lavoro appetibili anche per i negozi del centro». Ciceri, sempre su “La Provincia” , lanciava una proposta già fatta anche al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: «Abbiamo chiesto che i ristorni provenienti dalla Svizzera vengano dati ai lavoratori della fascia di confine, e non ai Comuni. In questo modo potremmo offrire a chi resta a lavorare da noi paghe più concorrenziali». «Sicuramente i contributi economici sono sempre una soluzione utile – conclude D’Aquaro – È da approfondire se la soluzione giusta possano essere i ristorni oppure il rivedere il costo del lavoro e la tassazione, di certo anche il Governo credo che debba porsi il problema. Noi, ribadisco, siamo disponibili ad un tavolo».

Sulla vicenda interviene anche Fabrizio Cavalli, segretario generale della Filcams Cgil, che però punta il dito anche sui salari: «Il tema di carenza di personale riguarda diversi ambiti, non solo il terzo settore – dice – Il lavoro c’è, ma spesso non è lavoro stabile e soprattutto spesso non è ben retribuito. Da 20 anni i salari in Italia sono fermi, rispetto ad altri paese d’Europa. Siamo fanalino di coda in questa classifica, al pari della Grecia. Il problema, dobbiamo dircelo, non è solo la vicinanza con la Svizzera ma anche la paga. I contratti sono molto poveri da noi, la strada non può che passare dal miglioramento dei salari e da una migliore organizzazione del lavoro. All’estero, per farla breve, si lavora meglio e con paghe più alte».

Il nodo migranti

C’è infine un altro tema che tocca Cavalli: «Dobbiamo decidere cosa fare con i lavoratori migranti – conclude – Rubano il lavoro oppure ne abbiamo bisogno? Anche di questo dovremmo parlare. Un tavolo con Confcommercio? Sì, credo che ce ne sia proprio bisogno».

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