Lega in rivolta? Non qui: «Ci fidiamo di Salvini»

Il post voto Da Molteni a Borghi, da Locatelli a Fermi: «Non si discute». Zoffili, suo fedelissimo: «È uno di noi». Santin: «Il segretario è solo uno»

I big della Lega sul Lario fanno quadrato attorno a Matteo Salvini. Il sottosegretario regionale Fabrizio Turba parla di «necessaria analisi del voto» e di «congressi», ma chiarisce che «questo è il momento del lavoro, non delle polemiche». Nel pomeriggio di ieri il consiglio federale del Carroccio, durato quattro ore, si è concluso con «la piena fiducia in Salvini, che avrà un ruolo fondamentale nel governo di centrodestra» come è stato reso noto al termine dalla Lega.

Il deputato Nicola Molteni è netto: «Si paga con il sangue la scelta coraggiosa e responsabile che un movimento patriottico come il nostro non poteva non fare cioè quella di entrare nel Governo Draghi. Salvini non è assolutamente in discussione, lo dico con chiarezza: ha la fiducia massima e totale, senza se e senza ma».

«Il militante dei militanti»

Fiducia piena anche da Claudio Borghi, parlamentare uscente e già consigliere comunale a Como, eletto senatore in Toscana: «Certo che Salvini deve restare, ha sbagliato ad ascoltare proprio quelli che oggi lo criticano e che ieri l’hanno spinto ad entrare in un Governo evidentemente sgradito agli italiani». E adesso, come risollevarsi dopo un risultato deludente? «Si riparte partecipando in modo attivo e costruttivo ad un governo finalmente politico e legittimato dagli elettori». L’erbese Eugenio Zoffili, confermato deputato, è salviniano da sempre e non lo nasconde in un momento di difficoltà evidente: «Salvini è uno di noi: il militante dei militanti, il leghista dei leghisti. Se la Lega ha perso consensi è stato solo perché durante l’emergenza della pandemia abbiamo pensato prima all’Italia che agli interessi del nostro partito. Sapevamo che non tutti avrebbero capito, ma siamo fieri di un sacrificio che ha portato l’Italia fuori dell’incubo dei lockdown alla Speranza o delle tasse delle sinistra». E rivendica: «È grazie alla Lega e all’impegno di Salvini che oggi finalmente possiamo riconquistare il futuro che meritiamo. Autonomia sicurezza, serenità e buonsenso per tutti gli italiani: questa è la Lega che governerà il Paese per i prossimi cinque anni».

Il presidente del consiglio regionale Alessandro Fermi, passato nel Carroccio nell’estate del 2021 da Forza Italia, chiarisce: «Oggi ci manca solo mettere in discussione Salvini che, invece, va ringraziato per il lavoro svolto in modo instancabile. Salvini ha avuto il grande merito di allargare il perimetro della Lega e di portarla a risultati importanti». Poi non nasconde il momento, ma invita a guardare oltre: «Ha fatto una scelta di grande responsabilità verso il Paese entrando in un Governo di unità nazionale, che si sapeva non avrebbe pagato elettoralmente. Lo ha fatto mettendo prima l’interesse del Paese rispetto a quello del partito. Oggi la situazione è diversa e ci sarà un governo di centrodestra di cinque anni e la Lega parte da una parità di posizionamento politico con gli alleati con l’obbiettivo di portare avanti le proprie istanze e rappresentare con serietà e competenza ambiti e interlocutori che ha sempre rappresentato con successo».

Un momento complesso

L’assessore regionale Alessandra Locatelli aggiunge: «I militanti che lavorano e dedicano forze ed energia per la Lega credono nel segretario nazionale che ha portato la Lega ad essere una forza nazionale che ha ancora una numerosa presenza parlamentare. Salvini ha dedicato sacrifici e la propria libertà mettendolo al servizio di questo Paese». Laura Santin, segretario provinciale non ha dubbi: «La Lega é una e il segretario nazionale é Matteo Salvini. Errori? Non ne commette solo chi non fa nulla e noi invece abbiamo lavorato tanto e continueremo a lavorare senza sosta, al fianco di Salvini, come sempre. Il nuovo Governo dovrà affrontare temi rilevanti per i cittadini quali i rincari delle bollette, la sostenibilità ambientale, il rilancio delle imprese e un aiuto concreto a famiglie e lavoratori». Dalla parlamentare uscente Erica Rivolta arriva un «no comment».

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