L’ok al voto per gli studenti universitari fuori sede: «Passo importante, ma chi è all’estero ancora non può»

Elezioni Seggio distaccato se da almeno tre mesi si vive lontano dal proprio Comune: «Utile perché consente di non perdere tempo utile agli studi, però servono i permessi». Raccontateci la vostra esperienza da universitari fuori sede

Le elezioni politiche del 2022 hanno visto la più bassa affluenza della storia repubblicana, sfiorando il 64%.

Un dato di cui si è a lungo discusso, nel periodo post elettorale: nel calderone dell’astensionismo sono rientrati anche diversi studenti italiani (in totale sono almeno 600mila, secondo le associazioni) che studiano e quindi vivono lontano dal Comune di origine . Sono loro i destinatari dell’emendamento presentato a inizio febbraio, da Fratelli d’Italia, al cosiddetto decreto-legge “Elezioni”, per consentire, in via sperimentale, agli studenti che da tre mesi vivono fuori dal loro comune di residenza di votare a distanza.

La procedura

«Ho visto le modalità proposte - racconta una studentessa comasca, Elisabetta Mancuso, che dal 2020 frequenta la facoltà di Medicina a Roma - ma devo ancora farmi un’idea chiara di quali siano i passaggi necessari. Quel che è certo è che se le elezioni dovessero coincidere con gli esami, tornare a casa sarebbe svantaggioso, sia per il tempo sottratto allo studio sia per quello sottratto al tirocinio, senza considerare la frequenza obbligatoria. Con un viaggio di cinque ore di treno, ci vogliono almeno due giorni per ammortizzare». La procedura per chi vive in una città di una circoscrizione elettorale diversa da quella di origine prevede una serie di richieste burocratiche al Comune di residenza, da presentare 35 giorni prima e poi il voto in appositi seggi del comune capoluogo della Regione in cui si ha il domicilio. Diverso invece per chi si trova, per motivi di studio, in un Comune diverso dal proprio ma nella stessa circoscrizione elettorale: in questo caso gli universitari potranno semplicemente votare nel comune di domicilio.

Al voto pensa già anche Camilla Bianchi, comasca che dal 2021 studia a Venezia: «Le elezioni europee cadranno in piena sessione, per me sarebbe importantissimo non perdere tempo tornando a casa, ma riuscire invece a votare direttamente da qui. Oltre al fatto che, tornare in treno da Venezia nel weekend comporta una spesa di circa cinquanta euro». Resta però il fatto che gli studenti che si spostano tra città di origine e città di studio nel Nord Italia hanno molti meno problemi di chi invece, per poter esprimere il proprio voto, deve percorrere tutto lo Stivale. «Ho molti amici pugliesi - racconta Francesca Tagliabue, comasca domiciliata a Trento, dove studia - per loro sarà difficile tornare a casa e dovranno farlo se, oltre che per le europee, vorranno votare anche per le amministrative a Bari, per esempio. Noi che possiamo spostarci nel Nord Italia siamo più fortunati, anche se naturalmente votare senza dover tornare a casa è un’enorme conquista anche per noi».

Sperimentazione

La proposta di emendamento ha ricevuto ieri il via libera all’unanimità dalla Commissione Affari costituzionali in Senato, ma riguarderà infatti solo le elezioni europee e non le amministrative che, sempre l’8 e il 9 giugno, si svolgeranno in 29 capoluoghi. Ma votare per molti di questi giovani è importante e rinunciarvi per cause di forza maggiore è un dispiacere di cui la politica deve farsi carico. Anche perché ci sono molti altri giovani esclusi dall’emendamento: quelli che studiano all’estero.

È il caso di Cecilia Ferrari che per rientrare in Italia per poter votare dovrebbe prendere un treno e poi un aereo, con una spesa che, se tutto va bene, resta sotto le 150 euro e un viaggio che dura all’incirca un giorno: «Da quando sono a Maastricht ho affrontato tre elezioni: per il referendum sono tornata a casa, per le politiche ho votato via posta, dato che c’era la possibilità, per le amministrative invece ho dovuto rinunciare e rinunciare al voto è sempre un grande dispiacere. Vedo molti miei compagni qui a Maastricht, non italiani, che per votare si recano semplicemente al consolato. Spero si trovi presto una soluzione anche per tutti noi giovani studenti universitari all’estero che abbiamo a cuore il voto».

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