Michelin, in fumo due stelle. Como si consola con il green

I premi Confermata la chiusura in centro dei Tigli in Theoria a fine anno Lo chef Caffara: «Usciamo a testa alta». Riconoscimento a Gatti (Radici)

Due stelle Michelin in meno per la provincia di Como. Non per demerito - vogliamo essere chiari - ma purtroppo per la cessazione dell’attività. Già da qualche mese, infatti, Bernard Fournier ha chiuso lo storico ristorante Da Candida a Campione d’Italia. Ora, invece, arriva una triste conferma di quello che si temeva già da tempo: anche il ristorante I Tigli in Theoria, guidati dallo chef Franco Caffara, chiude i battenti, travolto dalla vicenda giudiziaria con la presunta frode fiscale contestata al proprietario Giovanni Maspero.

La cerimonia

Ma ieri a Brescia non si parlava certo di problemi giudiziari, ma di Stelle Michelin: come ogni anno, infatti, è stata presentata la nuova edizione italiana della “Rossa”, la più prestigiosa guida per il settore della ristorazione nel mondo. Quindi sono arrivate le cinque conferme: mantengono la Stella Michelin Il Sereno Al Lago, con lo chef Raffaele Lenzi, la Trattoria Contemporanea di Lomazzo (Davide Marzullo), il Cantuccio di Albavilla (Mauro Elli), Materia a Cernobbio (Davide Caranchini), e Kitchen all’interno dello Sheraton Hotel di Como (Andrea Casali).

Ma c’è anche una piacevole novità: la Michelin ha voluto assegnare la Stella Verde, riconoscimento speciale per i ristoranti che seguono un percorso green legato alla sostenibilità ambientale, al Radici di San Fermo della Battaglia, con il giovane chef Mirko Gatti. Precisiamo che la stella verde non è equiparabile alla più prestigiosa stella “rossa”, ma è comunque un riconoscimento importante che potrebbe essere anche un trampolino di lancio in vista del premio più ambito.

A Como, invece, c’è l’amarezza per lo chef Franco Caffara, che ha confermato la chiusura dei Tigli in Theoria, con quella stella conquistata 13 anni fa, quando il locale si trovava nei piccoli spazi di via Coloniola, a pochi passi dalla funicolare, fino all’approdo nello storico palazzo di via Bianchi Giovini.

L’amarezza

«Usciamo a testa alta. C’è tristezza - racconta lo chef - perché speravamo di avere continuità, ma invece a fine anno chiude l’amministrazione provvisoria. Noi ce l’abbiamo messa tutta, abbiamo mantenuto la professionalità di sempre. Ora dobbiamo purtroppo rinunciare. Speriamo in un futuro un po’ più sereno e tranquillo. Abbiamo vissuto un periodo difficile, un anno e mezzo in autogestione: ci arrendiamo, ma non depositiamo le armi. Continueremo nel nostro lavoro». Qualcosa bolle in pentola, mantenendo anche lo staff: ma al momento lo chef Caffara non si sbilancia.

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