
Cronaca / Como città
Lunedì 23 Giugno 2025
Monete romane, ultimatum al ministro: «Sessanta giorni per pagare il premio»
Il caso Il Consiglio di Stato accoglie un altro ricorso della srl dell’imprenditore Dell’Oca - Il tema è sempre quello del bonus che spetta a chi trova un tesoro: e che il ministero non paga
Ennesima sentenza del Consiglio di Stato sulla vicenda del “premio” dovuto per il ritrovamento delle mille monete romane di via Diaz, premio atteso dalla srl comasca Officine immobiliari. Per la terza volta un giudice amministrativo ha detto la sua, e lo ha fatto anche in modo abbastanza tranchant: è «pacifico - si legge nel provvedimento che accoglie un ricorso presentato per la srl dagli avvocati Oliver Pucillo Furer e Francesco De Leonardis - che non sia stata data esecuzione alla sentenza» precedente (quella con cui lo stesso Consiglio di Stato ordinava la liquidazione del premio, nel gennaio del 2024) «stante la mancata tempestiva definizione dell’iter relativo», e per questo «va ordinato all’amministrazione di concludere il procedimento entro il termine di sessanta giorni decorrenti dalla comunicazione della presente decisione».
La nomina
Non solo: i giudici hanno ritenuto di dover ulteriormente tutelare gli interessi di Officine Immobiliari (che fa capo all’imprenditore Saba Dell’Oca) stabilendo che se entro 60 giorni il ministero non dovesse ultimare l’iter per la liquidazione del dovuto, è già pronto a subentrare un commissario ad acta appositamente nominato dallo stesso Consiglio di Stato, e cioè Valentina Gemignani, capo di gabinetto dello stesso ministero della Cultura. Non solo. Come ricorderanno i lettori più attenti, un altro fronte è quello relativo alla percentuale dovuta rispetto al valore del ritrovamento: il ministero l’aveva fissata al 9,25% accreditando al tesoro un valore di 4,9 milioni (più o meno la metà della stima dei consulenti numismatici di Officine Immobiliari, che accreditavano un valore attorno ai 10 milioni): ora il Consiglio di Stato ha disposto che entro trenta giorni debba essere promosso un nuovo giudizio al Tar di Milano, attraverso il quale Officine Immobiliari chieda il riconoscimento di un premio pari al 25% del reale valore delle monete, stante la massima collaborazione prestata nelle fasi del ritrovamento e anche successive quando la srl - come noto - finanziò il completamento degli scavi e di tutti i lavori che si erano resi necessari.
Difficile, comunque, ricostruire tutti gli aspetti giudiziari di questa vicenda. Per dire: sullo sfondo incombe anche la causa intentata dal ministero contro l’ingiunzione con cui il Tribunale di Milano gli aveva imposto di pagare 290mila euro, a saldo della promessa di corrisponderne 360mila (cioè il 9,25% di una prima valutazione ministeriale, ferma a 3.9 milioni): andò che di quei 360mila euro ne furono liquidati 70mila - gli unici pagati a tuttoggi - e che degli altri 290 non si seppe più nulla.
Il precedente
Insomma: l’impressione è sempre la stessa, e cioè che al ministero confidino di averla vinta per sfinimento, ché del resto quando la burocrazia si arrocca al cittadino non resta che issare bandiera bianca. Si vedrà. Intanto, come ricorda l’avvocato Sergio Lazzarini (docente di diritto romano che coordina tutta l’attività legale e culturale di Officine Immobiliari) «tre sentenze per il caso comasco sono poche se raffrontate alle 18 tra sentenze e ordinanze (l’ultima del 2024, la prima del 2007) del Consiglio di Stato per determinare (nella percentuale del 25% del valore) il premio ai proprietari dei terreni nei quali tra il 1984 e il 1989 si svolsero sei campagne di scavo a Ordona, in provincia di Foggia, nell’area dall’antica città di Herdonia».
© RIPRODUZIONE RISERVATA