Neonata morta, il processo non inizia. Capi d’accusa sbagliati: è la seconda volta

Tribunale Il giudice restituisce di nuovo il fascicolo al pm: le imputazioni sono generiche. Ancora una falsa partenza a quasi cinque anni dal dramma

Como

Quando il giudice ha letto il dispositivo, la mamma della piccola Beatrice, nata premorta nell’aprile del 2021, non è riuscita a trattenersi. La tensione e l’esasperazione hanno avuto la meglio. E dopotutto in quell’aula di Tribunale la donna e suo marito attendevano il via a un processo che avrebbe già dovuto essere celebrato due anni fa, non fosse che il titolare del fascicolo, il pubblico ministero Simone Pizzotti, aveva sbagliato a scrivere il capo d’imputazione. Dopo oltre due anni stessa scena: «Imputazione generica. Si restituisca il fascicolo alla Procura». Oggi, come allora, lo stesso pm ci è ricascato, spingendo il giudice ad accogliere l’eccezione preliminare presentata dai difensori dell’imputata.

Il dramma in sala parto

Per comprendere i fatti, bisogna partire dall’inizio, ovvero dal 19 aprile 2021. Quel giorno una donna, ormai giunta al termine della gravidanza, si presenta al Sant’Anna. Dopo ore in sala parto, quando si capisce che qualcosa non va come dovrebbe, la donna viene portata d’urgenza in sala operatoria. Ma ormai era troppo tardi. La bimba nasce morta.

I genitori presentano un esposto in Procura. E il fascicolo viene affidato a Pizzotti, lo stesso magistrato che 19 anni fa era di turno all’epoca della strage di Erba e che andò a sentire l’unico superstite, il povero Mario Frigerio, in ospedale con un registratore dalle batterie scariche. Sotto inchiesta finirono quattro dipendenti dell’ospedale Sant’Anna, accusati di omicidio colposo e di lesioni colpose.

Nel corso dell’inchiesta il pubblico ministero aveva chiesto di eseguire un incidente probatorio, ovvero di far svolgere una perizia super partes a degli esperti nominati dal giudice, che avrebbe avuto valore di prova per comprendere se effettivamente c’erano stati o meno errori da parte dei medici. Ma il sostanzialmente sbagliata la richiesta di incidente probatorio e la respinse. A questo punto il pm avrebbe potuto riformulare la richiesta, oppure procedere con una consulenza di parte. La scelta è caduta su quest’ultima. Al termine del lavoro dei consulenti, il pm ha chiesto il rinvio a giudizio per i quattro dipendenti del Sant’Anna. Secondo l’accusa, i quattro professionisti non avrebbero saputo cogliere i segnali di un problema di salute molto serio, ovvero l’avvenuta rottura dell’utero In questo modo avrebbero ritardato colposamente l’effettuazione del parto con taglio cesareo, intervenendo quando ormai per la piccola Beatrice non c’era nulla da fare.

In buona sostanza, secondo l’accusa il personale di Ostetricia e Ginecologia non avrebbe capito che le condizioni di mamma e figlia stavano precipitando.

Gli errori

Nel maggio del 2023 il caso approda davanti al giudice delle udienze preliminari, ma all’inizio dell’udienza il gup dispone che gli atti tornino al pubblico ministero per rifare il capo d’accusa in quanto considerato eccessivamente generico. In quelle undici righe di ricostruzione del fatto, non era possibile capire chi avrebbe fatto cosa, rendendo impossibile ai singoli imputati difendersi.

Una volta tornato in Procura, i destini dei vari indagati sono cambiati. Infatti il magistrato ha deciso che solo una dei medici finiti sotto inchiesta doveva rispondere della morte di Beatrice. Quindi ha chiesto una prima archiviazione per le accuse agli altri tre professionisti, richiesta respinta dal giudice. Poi ha reiterato nuovamente l’istanza: l’udienza di opposizione si è tenuta una decina di giorni fa e il gip non si è ancora pronunciato.

Nel frattempo, però, per la sola imputata rimasta sotto indagini il pm Pizzotti ha chiesto il rinvio a giudizio. Si è arrivati in aula dove il giudice Valeria Costi ha accolto l’istanza degli avvocati Federico Ognisanti e Matteo Grassi: anche questa volta il capo d’imputazione , ancorché più lungo di quello di due anni e mezzo prima, è generico. Risultato: fascicolo rispedito nuovamente in Procura. E ora? E ora si aprono due scenari: se il giudice delle indagini preliminari dovesse respingere la richiesta di archiviazione (senza però disporre l’imputazione coatta) e il magistrato volesse mandare tutti e quattro i professionisti a giudizio, dovrebbe probabilmente rifare l’avviso di chiusura delle indagini preliminari. Altrimenti, ben che vada, dovrebbe richiedere un nuovo rinvio a giudizio, far fissare una nuova udienza preliminare, dalla quale giungere a un nuovo processo. E intanto il tempo passa, e la prescrizione si avvicina.

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