«Non puoi vestire all’occidentale». Padre condannato per maltrattamenti

La sentenza L’uomo e la compagna le vietavano di uscire di casa e frequentare i compagni. Inferno iniziato a undici anni. Nel 2021 dopo essere scappata ha denunciato ogni cosa

Como

Non voleva che la figlia minorenne “cedesse” alle tentazioni del mondo occidentale. Una questione culturale, prima ancora che religiosa. La giovane doveva quindi non solo indossare il velo, con abiti lunghi e il più possibile coprenti, ma non poteva nemmeno frequentare i compagni di scuola, altri amici (specialmente di sesso maschile), con l’impossibilità pure di frequentare le scuole superiori, di avere un telefono cellulare, di ascoltare musica o anche solo di avere un flauto, perché la musica non era «adeguata alle donne». Ancor peggio il capitolo social, che la ragazza – catapultata in Italia dal Marocco, per ricongiungersi al padre che qui viveva e che si era costruito una nuova vita con una compagna, lasciando la moglie in Patria – non poteva assolutamente avere.

Di questa storia si è parlato ieri mattina in un’aula del Tribunale a Como, perché la procura cittadina, per volere del pm Antonia Pavan, è arrivata a contestare al padre e alla sua attuale compagna l’ipotesi di reato di maltrattamenti in famiglia, tesi che ha convinto i giudici che, al termine dell’udienza, hanno letto una sentenza di doppia condanna a tre anni con anche una provvisionale a favore della figlia di 10 mila euro.

L’indagine

La ragazza, assistita in questi mesi dall’avvocato Davide Giudici, nel frattempo – una volta allontanatasi da quella casa in cui viveva – è riuscita a trovare un lavoro e ad iniziare una vita in tutto e per tutto normale.

Ad essere condannati il padre, 49 anni, e la compagna (37 anni) mentre la madre della giovane vittima era rimasta in Marocco, intrattenendo buoni rapporti con la figlia anche se pure le telefonate tra le due erano osteggiate in quella famiglia i cui metodi educativi e culturali sono finiti sotto la lente configurati appunto come maltrattamenti. Era stata la stessa figlia a scappare di casa, ancora minorenne, nell’estate del 2021 dando il via alle indagini. La giovane si era confidata con due persone che aveva accidentalmente conosciuto in un parco e la questione era poi finita sul tavolo della Procura. La ragazza marocchina era giunta in Italia nel 2016 in seguito al ricongiungimento con il genitore.

Per lei tuttavia la vita a Como si era rivelata un inferno, improntata principalmente a servire il genitore in casa, senza quasi poter uscire, indossando il velo, abiti lunghi che coprissero il più possibile il corpo, con anche delle importanti limitazioni nel parlare al telefono con la madre biologica.

La prigione

Una “prigione” da cui la giovane era alla fine scappata, dando il via al fascicolo che si è concluso ieri mattina con la doppia condanna a tre anni arrivata sia per il padre sia per la compagna. Violenze che per la Procura non erano solo morali ma anche fisiche (con lesioni), il tutto per costringere la minorenne a sottostare alle imposizioni culturali della sua famiglia, che arrivavano ad impedirle di uscire di casa oppure – come detto – anche solo di suonare un po’ il flauto.

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