Regione, la delibera per snellire i tempi di attesa: per la visita massimo 20 minuti

Lombardia Palazzo Lombardia offre 60 milioni di euro. In cambio gli ospedali dovranno rispettare tempi precisi: dieci minuti per un Ecg, 20 per una visita ginecologica

Dieci minuti per un elettrocardiogramma, venti per una prima visita ginecologica e massimo mezz’ora per una risonanza. La giunta regionale ha approvato una delibera varata per snellire i tempi d’attesa. In cambio di oltre 60 milioni di euro si chiede agli ospedali pubblici e privati di erogare entro fine anno circa un milione di prestazioni in più (per l’Asst Lariana precisamente 57mila visite e 122mila esami in più tra aprile e dicembre rispetto al 2023).

Nel determinare il numero delle prestazioni aggiuntive la Regione ha definito anche le tempistiche. Esempio: un quarto d’ora per un’ecografia all’addome o alla mammella, venti minuti per le prime visite cardiologiche, gastroenterologiche o dermatologiche, quaranta per una colonscopia e tre quarti d’ora per una polipectomia.

Serve più personale

«Monitoreremo tutto tramite il centro unico di prenotazione – ha spiegato in conferenza stampa l’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso, insieme al presidente Attilio Fontana –. Il nuovo Cup prenderà il via da fine giugno nel Bresciano, poi entro dicembre in otto enti pubblici e in due strutture private. Se così non fosse manderemo a casa le società che hanno vinto l’appalto per costruire questo nuovo servizio». Difficile infatti non ricordare che stando ai precedenti annunci il Cup doveva partire da gennaio, detto che sono anni che se ne discute. Per potenziare l’offerta dal 6 maggio gli ospedali rafforzeranno le aperture dalle 16 alle 20 e resteranno aperti anche al sabato mattina.

Snellire le liste d’attesa però significa irrobustire il personale. Per colmare le carenze la Regione aprirà un bando rivolto a medici e infermieri, il cui vuoto sul territorio lombardo ammonta rispettivamente a 700 e 2500 unità. Sono allo studio nuovi incentivi, dagli alloggi al trasporto pubblico. Regione inoltre invierà nelle province più sguarnite gli specializzandi universitari e tenterà di reclutare nuovi sanitari dal Sud America. Sono attesi dall’estero 3mila infermieri e 500 medici.

«Un impegno che abbiamo inserito riguarda la presa in carico – così ancora Bertolaso – d’ora in poi gli ospedali che hanno in carico i pazienti saranno responsabili della prenotazione dei controlli. Fatta la visita dovranno fissare direttamente i nuovi appuntamenti, senza lasciare soli i cittadini con la ricetta in mano».

Sempre durante la conferenza stampa le autorità regionali hanno voluto smentire una fake news. Quando i tempi dettati della ricetta non vengono rispettati perché non c’è posto per fare esami e visite non è possibile andare dai privati e poi chiedere al pubblico un rimborso. Occorre rivolgersi all’ufficio relazioni dell’ospedale e pretendere che la prestazione venga fissata entro la scadenza, se non nella struttura stessa in un’altra all’interno del territorio dell’Ats.

Nulla di nuovo?

«I vecchi “tempari” esistevano già – commenta Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine dei medici i di Como – almeno per le visite specialistiche, per gli esami strumentali forse è più una novità. Ma è chiaro che se un paziente va da un medico per la prima volta e il dottore non conosce il quadro e la situazione clinica, allora tra domande e anamnesi ci vuole di più. E così pure per gli esami che riguardano casi complessi. È un’indicazione non vincolante, non avrebbe altrimenti senso».

Oggi i camici bianchi in forze al nostro sistema sanitario sono troppo pochi. «Sì, non è il minutaggio dato alle viste a scandalizzarmi – ribadisce Massimo Monti, segretario provinciale della Federazione dei medici di medicina generale – è solo un pro forma tecnico. Piuttosto nutro poca speranza nel recupero dei tempi d’attesa. Se manca il personale si possono anche spremere gli ambulatori e i reparti, ma la fatica resta».

© RIPRODUZIONE RISERVATA