Sui nidi a Como parla il responsabile della Pastorale regionale della famiglia: «Il sindaco sbaglia»

Il dibattito Daniele Lissi, Cei: «Non è soltanto questione di numeri. Il capoluogo dovrebbe aprire i suoi asili ai Comuni vicini. Sarebbe anche un modo per dividere le spese»

I genitori chiedono più nidi, non due in meno.

Tra le tante voci ascoltate durante l’assemblea pubblica indetta dal nascente comitato genitori, sulla scorta della decisione della giunta di chiudere il nido di via Passeri e il nido di Monte Olimpino, a provare a tirare la fila è stato un papà, Daniele Lissi, il responsabile regionale della pastorale familiare della Conferenza episcopale dei vescovi lombardi.

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«Il sindaco Alessandro Rapinese per difendere la sua scelta ha parlato di numeri – spiega Lissi – relativi ai costi che il Comune deve sostenere per offrire i servizi per l’infanzia e ai posti aggiuntivi dati ai bambini ricavati da questa razionalizzazione. I problemi però sono più complessi, non bastano i numeri. Durante l’assemblea preside e insegnanti hanno ribadito per esempio l’importanza degli asili nei quartieri, perché siano vicini, di prossimità. Inoltre secondo esperti e utenti raggiungere la massima capienza in alcune strutture potrebbe rompere la serenità dei nidi, portare asili da trenta a sessanta bambini è molto complicato».

Servono alleanze

I vescovi lombardi, ha ricordato Lissi, la scorsa settimana hanno mandato un messaggio anche in vista delle prossime elezioni. «Hanno detto dei sì e dei no – commenta ancora il papà comasco - no ad una gestione del bene pubblico che trascuri i bisogni primari, tra cui c’è la formazione. Sì a delle alleanze che mettano insieme le risorse più importanti della comunità». Quali alleanze? «Como è la città capoluogo, dovrebbe aprire i nidi ai Comuni vicini dove spesso questi servizi per le famiglie mancano – dice Lissi – tramite convenzioni che un tempo esistevano. Senza dare la sola precedenza ai residenti in città, come da nuovo regolamento. Ci sono tanti lavoratori che arrivano dalla provincia. Sarebbe anche un modo di dividere le spese». I genitori del comitato chiedono al Comune ascolto, sarebbe il caso secondo il responsabile della pastorale ricostruire una consulta delle famiglie comasche.

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Sempre il comitato genitori tra le prossime iniziative ha organizzato un flash mob in piazza Verdi martedì 26 marzo alle 19. Prosegue intanto la petizione, che ha già raccolto più di cento firme, per chiedere al Comune un passo indietro sulla chiusura dei due nidi. Sul futuro del nido di via Passeri in particolare si è mobilitata tutta la scuola dell’infanzia Raschi.

Un percorso

«Il 50% dei bambini delle materne arrivano dal nido – raccontano Maria Grazia Bozzi e Ilaria De Ceglie, due insegnanti – asilo e scuola dell’infanzia abitano nello stesso plesso. I bambini piccoli sono sotto, quelli grandi sopra, di mezzo ci sono soltanto le scale. Come da direttive statali abbiamo molto lavorato per creare un percorso che va da zero a sei anni. Svuotare i locali del nido a piano terra significa cancellare questo legame». Per degli spazi che secondo le maestre non possono essere usati per altri scopi. «Infatti durante la prima assemblea tra noi genitori e l’amministrazione comunale – aggiunge una mamma, Arianna Lorini – abbiamo chiesto al sindaco se non volesse dunque chiudere anche la materna Raschi. E, pur in toni un po’ evasivi, la risposta è stata che non è una decisione in programma almeno per i prossimi due o tre anni».

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