Paura per le varianti, pochi vaccini Pfizer
Prima dose al 70%, rinvii ad agosto

Gli appuntamenti slittano di un mese e si valuta il richiamo mix usando il siero Moderna - Pregliasco: «Strategia da adottare, farmaci simili»

Vaccini, i nuovi appuntamenti stanno slittando verso fine agosto.

La campagna vaccinale di massa il prossimo mese rischia di rallentare la sua corsa per un taglio «consistente» delle forniture, così l’ha definito il presidente della Regione Attilio Fontana. Posticipare le prossime prime dosi è un modo per garantire il completamento delle vaccinazioni in corso ultimando le seconde dosi. Un’altra strategia già in atto è fissare i richiami ad una distanza maggiore entro i limiti consentiti, 40 giorni invece di 35 con i vaccini ad MRna. Il calo delle forniture riguarda soprattutto Pfizer. Infatti la Lombardia valuta anche la possibilità di usare per le seconde dosi Moderna da inoculare alle persone che hanno già ricevuto una dose di Pfizer. Un altro mix di vaccini che necessita del benestare delle autorità sanitarie.

Quanto ad AstraZeneca ormai è inutile, è fuori gioco, nel nostro territorio da questa settimana non si usa più. Non è adatto sotto ai 60 anni e sopra salvo rare eccezioni oltre tutti i cittadini che volevano fare il vaccino sono già stati vaccinati, resta un 15% di ultrasessantenni comaschi che non ha aderito alla campagna.

È vero che la copertura nella provincia di Como adesso è buona. Oggi circa il 70% della popolazione oltre i 12 anni ha ricevuto una dose, i dati aggiornati al 24 giugno davano esattamente il 68% di comaschi alla prima dose. C’è una sorta di prima immunità che limita l’azione del virus unita all’estate che avanza e rende meno probabili le trasmissioni virali. L’intero ciclo vaccinale è però stato concluso solo dal 28% della popolazione lariana. Con la variante Delta che sta prendendo piede anche nella nostra provincia occorre stare attenti perché questa nuova mutazione del virus ha dimostrato di essere in parte resistente alla prima vaccinazione.

«Purtroppo in questa fase c’è un calo delle forniture – commenta il virologo Fabrizio Pregliasco – che speriamo possa presto essere colmato. Comunque non è vero che con la variante Delta in circolazione tutte le persone vaccinate con una sola dose sono in pericolo, è però vero che solo l’intero ciclo vaccinale ci mette con certezza al riparto. Dunque pur a fronte di una ristrettezza di dosi la campagna deve procedere il più veloce possibile».

In caso di focolai di variante Delta c’è chi immagina delle nuove mini zone rosse. Il clima però gioca a nostro favore. Dobbiamo concludere le vaccinazioni prima dell’autunno. A tal proposito, chiuso l’hub di Villa Erba da metà agosto un punto fermo della campagna vaccinale a Como resta Lariofiere. L’Asst Lariana ha prorogato il contratto fino al 30 novembre per 203mila euro. «Dobbiamo cercare di massimizzare l’efficacia con ciò che abbiamo a disposizione – dice ancora Pregliasco - come in guerra. Se c’è la necessità ad esempio di fare i richiami con Moderna dopo la prima dose di Pfizer si può fare. Ha senso. Il mix vaccinale, con la stessa tipologia di siero ad MRna, può essere una strategia da seguire». A marzo e a novembre il 20% dei tamponi analizzati erano positivi, oggi siamo sotto allo 0,5%. Questo però non vuol dire che è tutto finito.

«Il momento è favorevole, ma dobbiamo giocare bene le nostre carte - spiega Roberto Cauda, primario di Malattie infettive del Policlinico Gemelli e docente alla Cattolica – non è tutto passato, non siamo usciti dal tunnel. Dobbiamo continuare a tracciare, fare test e tamponi e soprattutto sequenziare per monitorare la diffusione delle varianti. Cosa che abbiamo fatto troppo poco in precedenza. Farlo significa individuare subito i cluster, chiudere le zone a rischio, spegnere sul nascere nuovi focolai con isolamenti e quarantene. Questo controllo non deve venire meno ed è compito delle istituzioni. Certo i cittadini devono dimostrare come hanno fatto responsabilità e prudenza».

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