Pensioni, la media sul Lario è 1.128 euro e le donne non superano quota 829

Previdenza Dati locali in linea con quelli degli altri capoluoghi di provincia lombardi. In attesa di una conferma di quota 103 si discute dei rischi di una indicizzazione al ribasso

Nonni che sostengono i figli, non solo per la gestione quotidiana dei nipoti, ma anche economicamente con prestiti a fondo perduto per saldare conti e bollette. Colonne portanti delle famiglie contemporanee, a quanto ammontano le loro pensioni?

Secondo gli ultimi dati Inps, in Lombardia la media delle pensioni vigenti per gli over 65 è di 1.100 euro al mese. La provincia di Como con 1.129 euro, è in linea con la media regionale, la classifica vede al primo posto Milano con 1.370 euro e all’ultimo posto Sondrio con 968 euro. Per le donne la media lombarda è di 827 euro, in provincia di Como si arriva a 829, due euro in più. L’importo medio mensile per gli over 80 è intorno agli 885 euro, nel Comasco siamo a 867.

Un futuro da programmare

«Le province che hanno una storia di distretto industriale più datata, e quindi un maggior numero di pensioni da lavoro dipendente, risultano al top della Lombardia», afferma Ivano Brambilla segretario generale Cna Lario Brianza che per tanti anni ha svolto un’attività legata al mondo della previdenza. Dalla riforma Dini del 1995, si sono succedute una serie di revisioni che è quasi impossibile contarle, la più corposa in ordine di tempo è stata la riforma Fornero alla quale sono succedute letture, interpretazioni e deroghe: «Oggi non è possibile dire che ci sarà uno scenario ben delineato in futuro, diciamo che non ci saranno più pensioni calcolate con il sistema retributivo o misto, ci sarà solo il sistema contributivo, ogni lavoratore costruirà la propria pensione sulla base dei contributi effettivamente pagati nel corso della sua vita lavorativa. A livello europeo esiste, tranne qualche piccola variante, solo la pensione di vecchiaia, c’è un’età di riferimento», prosegue Brambilla. Le giovani generazioni saranno più penalizzate rispetto a quelle precedenti: «L’unico modo per superare in modo meno drammatico il passaggio da reddito da lavoro a reddito da pensione, sarà quello di affiancare alla previdenza obbligatoria quella integrativa che dovrà essere agevolata per non diventare un ulteriore costo. Un futuro che va programmato, i giovani di oggi hanno un compito più difficile rispetto alle nostre generazioni, dovranno costruirsi il proprio futuro pensionistico e non è una cosa da poco», conclude Brambilla.

«È di queste ore la notizia di un ennesimo e probabile stop a una nuova opzione donna per l’anno 2024 o una sua conferma agli stessi attuali requisiti, per la verità piuttosto stringenti», fanno sapere dal Patronato Inapa di Confartigianato.

Variazioni al ribasso

Sempre nel campo ipotesi, si sta lavorando a una conferma di Quota 103, si discute inoltre sull’ulteriore ennesima proroga dell’Ape Sociale. Però una delle polemiche più accese che nei prossimi mesi scalderà il panorama politico sociale riguarda l’indicizzazione degli assegni previdenziali in pagamento dal 2024, che rischiano di subire variazioni al ribasso. Il Governo non pensi di fare cassa sui pensionati bloccando la rivalutazione delle pensioni all’inflazione - sottolinea Salvatore Monteduro, segretario confederale Uil - Vada a prendere le risorse da chi in questo periodo ha guadagnato, tassi gli extra profitti delle banche, tassi le rendite di capitale e faccia una lotta a chi evade».

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