Pluriomicida fuori dopo soli 9 anni. In semilibertà nonostante l’ergastolo

Il caso Francesco Virgato condannato anche per un delitto per conto di un boss di ’ndrangheta. Lo scorso settembre ha ottenuto il permesso per uscire la mattina e andare a lavorare a Paderno

Se ha creato scalpore il fatto che Rosa Bazzi, condannata al carcere a vita per la strage di Erba, da alcune settimane sia in regime di semilibertà, decisamente più clamoroso è il caso di un altro ergastolano che dopo soli 9 anni dal suo arresto per un omicidio efferato anziché no, ha già ottenuto il permesso di uscire al mattino all’alba di cella per andare a lavorare e far rientro soltanto la sera. Ancor più clamoroso non solo per i nove anni, ma anche - se non soprattutto - per il curriculum criminale dell’interessato.

Lui è Francesco “Franco” Virgato. Originario di Mariano Comense, ha 53 anni. Nel corso dei quali ha collezionato una clamorosa sequenza di arresti, denunce e condanne. Una delle quali all’ergastolo per un omicidio commesso con l’aggravante del metodo mafioso e per conto di un boss della ’ndrangheta nostrana.

Due omicidi

Virgato era finito in cella nell’ottobre del 2014. Ad arrestarlo gli uomini della squadra mobile della Questura di Como, che avevano risolto un complicato quanto crudele omicidio commesso in quel di Guanzate nei mesi precedenti. La vittima, Ernesto Albanese, venne massacrato a coltellate la notte tra l’8 e il 9 giugno di quell’anno. La sua colpa? Aver insultato su facebook i «mafiosi» (come li ha chiamati lui) della zona. A ordinare l’esecuzione era stato Luciano Nocera, boss della ’ndrangheta che poi si pentirà (senza che questo gli abbia evitato una condanna all’ergastolo). Virgato, con un complice, si presentò fuori casa di Albanese, lo aggredì e lo carico nel baule di un’auto. Quindi lo portò in un bosco di Guanzate e andò a prendere il boss. Al ritorno lui, Nocera e altri complici colpirono con decine di coltellate la loro vittima, che morì dopo una lenta e terribile agonia. Quindi insieme a dei complici seppellì il povero Albanese nel giardino di casa di uno degli assassini.

Il carcere a vita

Per quel delitto Virgato fu condannato al carcere a vita con rito abbreviato, quindi potendo pure usufruire di un conto della pena, per omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso. Mentre si trovava in carcere, la polizia è riuscita a scoprire un altro omicidio commesso dallo stesso Virgato: quello di Salvatore Deiana, ucciso a coltellate nella notte tra l’8 e il 9 marzo 2009 in un bar di Vertemate con Minoprio. E il cui corpo fu sepolto in un bosco a Oltrona San Mamette e ritrovato nel 2015. La sentenza fu di colpevolezza: 20 anni di carcere con rito abbreviato.

Nel dicembre 2022, poi, è diventata definitiva una terza condanna: 8 anni e 4 mesi per una brutta vicenda di estorsione. A fronte di questo curriculum, a cui si aggiungono numerosissime condanne precedenti già scontate, e a fronte di un provvedimento di esecuzione della pena con decorrenza 6 ottobre 2014 e scadenza «mai», il giudice di Sorveglianza lo scorso mese di settembre ha ugualmente concesso l’autorizzazione a Virgato a uscire del carcere di Bollate dov’è detenuto durante il giorno per andare a lavorare a Paderno Dugnano, all’interno di una ditta succursale di una società di Torino.

© RIPRODUZIONE RISERVATA