Pochi lariani ai vertici? Guzzetti: «Sulla sanità comanda Varese

La polemica L’ex presidente di Regione Lombardia: «Noi subordinati da tempo e sottodimensionati». Fermi: «Ma più della provenienza conta la qualità»

«Non scopriamo adesso di essere subordinati a Varese. È così da un sacco di tempo. Ed è così perché la Lega di Varese è più forte di quella di Como e comanda sulla sanità, oltre che su altri ambiti». Per Giuseppe Guzzetti, ex presidente Dc della Regione e senatore, poi presidente di Fondazione Cariplo, l’esproprio dei vertici decisionali comaschi è targato soprattutto Varese, ed è tutto riconducibile al peso della Lega nelle diverse province.

«C’è una storia che dice tutto: una volta gli utili del Casinò di Campione erano divisi tra il ministero dell’Interno, il Comune di Campione e la Provincia di Como. Dopo il commissariamento per le note vicende e la nascita della provincia di Lecco, con la divisione del patrimonio dell’ex provincia, giustamente, una parte degli utili venne attribuita anche a Lecco. Tutto legittimo e pertinente. Anni dopo un ministro degli Interni decise che parte degli utili del Casinò andassero alla Provincia di Varese. Chi era? Diciamo un ministro più attento all’interesse di Varese che di Como».

Il provvedimento è del 2009, all’epoca il ministro dell’Interno era il leghista varesino Roberto Maroni. «Esatto. Ma il problema della sanità non riguarda solo i vertici. Leggiamo tutti i giorni del pronto soccorso sovraffollato, nella divisione delle risorse con Varese noi ne usciamo sottodimensionati. E cosa hanno fatto in questi anni i nostri politici in Regione?».

A Guzzetti risponde indirettamente Alessandro Fermi, da 11 anni in Regione, prima con Forza Italia e poi con la Lega, oggi assessore all’Università. «Il tema vero - dice - è la qualità delle persone, a me non interessa da dove provenga un manager ma che sia capace, competente, bravo nel proprio lavoro: la valutazione lo farei su quello». Eppure durante la pandemia (quando ancora non era passato alla Lega) lo stesso Fermi si era speso per rilanciare il tema di una Ats tutta comasca: «Ma guardando alla situazione di oggi, il nuovo dg di Ats Insubria, Salvatore Gioia, ha lavorato tanti anni al Sant’Anna, è molto legato a Como e ne conosce bene la realtà. Vedo un professionista che non farà distinzioni territoriali, come ha dimostrato in questo primo mese riaprendo in maniera costante la sede comasca di Ats. Insomma la differenza la fa l’applicazione delle persone rispetto al mandato che ricevono. Quanto ad altri ambiti, per esempio la scuola, le nomine sono piuttosto il prodotto di procedure e di elenchi».

Ma Como non dovrebbe imparare a fare maggiormente lobbying nelle istituzioni rispetto agli interessi del territorio? «Fare squadra aiuta sempre - dice Fermi - Su alcune partite regionali, come il Piano Lombardia, abbiamo fatto lobbying nel sento più alto tra tutti i consiglieri comaschi per intercettare i fondi per la nostra provincia, che infatti ha ottenuto più finanziamenti di altre. Comunque sì, da questo punto di vista non eccelliamo, credo che Como possa migliorare».

Per un altro comasco in Regione (all’opposizione con il Pd), Angelo Orsenigo, «chi conosce il territorio e ha le capacità può fare la differenza per rispondere ai problemi dei cittadini».

«Dall’attenta analisi de”LA Provincia”, in primis, torna a emergere un quadro sconfortante per la sanità lariana - aggiunge - La consolidata sudditanza di Como, specialmente in termini di leadership sanitaria, pare quindi continuare», con effetti deleteri, per esempio, sulle liste d’’attesa». Ma Como «pare poi essere figlia di un dio minore anche quando si tratta di università. Non si parla assolutamente di eccellenza accademica, quanto di numeri: per ogni studente lariano dell’Università dell’Insubria ce ne sono tre del polo varesino. Questo, è innegabile, incide negativamente sulle potenzialità del capoluogo come città universitaria»

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