Ponte anche per i medici di base. E gli ospedali sono sempre più intasati

Sanità I “prefestivi” non sono mai stati aboliti e la reperibilità è parziale. Spata: «La riforma della medicina territoriale è sempre rimasta sulla carta»

Tra ponti e festivi trovare un medico è complicato. Le giornate prefestive per i medici di medicina generale dovevano essere cancellate dal 2023, invece ancora ieri i camici bianchi erano a mezzo servizio. Tra sabato, domenica e 25 Aprile tanti pazienti lamentano la mancanza di risposte rapide. E come sempre non resta che andare al Pronto soccorso.

Telefonate a vuoto

Già ieri mattina i telefoni di alcuni medici di famiglia rispondevano a fatica. C’è chi ha fatto scattare la segreteria, con tanto di numero da schiacciare o messaggio vocale da registrare. Poi dal pomeriggio, chiusi gli ambulatori, tutti i pazienti sono stati indirizzati verso la continuità assistenziale, previa prenotazione telefonica. Un servizio che però gli stessi medici giudicano carente, anche per la mancanza di personale.

«La riforma della medicina territoriale è rimasta sulla carta – ragiona Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine dei medici di Como – abbiamo ancora i giorni prefestivi e non sono ancora state organizzate le reti dei medici per poter ricevere anche gli assistiti dei colleghi. È un nodo nazionale. Resta, nonostante alcune criticità, la guardia medica». Già ieri pomeriggio al Pronto soccorso del Sant’Anna c’erano una settantina di pazienti, il rischio è che stanotte la fila in ospedale diventi eterna. Oltre alle venti ore di ambulatorio anche i medici di famiglia potrebbero fare uno sforzo in più.

È vero che alcuni dottori anche al termine delle venti ore settimanali non mancano mai di dare un consiglio, anche solo attraverso un messaggio. Ma è altrettanto vero che altri non usano strumenti come Whatsapp e aprono gli studi per meno ore.

«C’è una riorganizzazione della sanità territoriale che deve essere messa in atto, su questo sono d’accordo – ribatte Spata – non commento invece vecchie polemiche circa il nostro impegno lavorativo». Anche al Valduce la pressione durante le feste diventa più forte. «Registriamo in queste ore tanti accessi e abbiamo purtroppo pochi sbocchi – dice Giancarlo Gini, primario del Pronto soccorso – sicuramente c’è un problema di filtro da parte del territorio, ma anche di organizzazioni degli ospedali. Succede, soprattutto, nei fine settimana e nei festivi».

«I pazienti non sanno aspettare»

Poi è vero che strutture come il Sant’Anna sono sotto stress da giorni, se non da anni, non solo per un ponte festivo. Il problema però si aggiunge alle già note difficoltà. «Gli accordi nazionali non hanno abolito le giornate prefestive - spiega Massimo Gatto, segretario provinciale del Sindacato medici italiani – ma occorre ricordare che noi medici di famiglia non abbiamo ferie e malattia, il riposo è un nostro diritto. Poi è vero che la guardia medica è in crisi e che il Pronto soccorso ha grandi afflussi. Il tema è complesso, riguarda non solo la carenza di personale. Aggiungo anche un fatto culturale. Oggi i pazienti non aspettano più. Ho assistiti, che senza provare a telefonarmi, la domenica vanno in ospedale per un mal di schiena, oppure chiamano l’ambulanza soltanto perché hanno la febbre».

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