Posti introvabili nelle case di riposo: occupato il 98%

Sociale Dopo il Covid tante richieste e liste d’attesa. In coda circa 1500 famiglie che presentano più domande e le rette sono comprese tra i 1.700 e i 3.400 euro al mese

Ormai dimenticata la pandemia le code per un posto nelle residenze per anziani sono tornate ad allungarsi e hanno superato i numeri pre Covid. Non solo. I posti sono quasi tutti completi: il 98,2% dei letti per anziani non autosufficienti delle case di riposo di Como e provincia al momento è infatti occupato.

Strutture come quella della Ca’ d’Industria raccontano di essere al completo e dopo il grande vuoto lasciato dalla pandemia adesso le Rsa fanno di nuovo fatica ad accogliere tutte le domande in arrivo dalle famiglie. La rotazione dei posti letto si gioca su nemmeno il 2% di posti liberi, tenendo conto che la nostra provincia conta 4.953 letti dedicati agli ospiti anziani (di questi 180 per Alzheimer).

La situazione

Le domande in lista d’attesa nelle 57 Rsa del Comasco oggi sono 3.997, nel dicembre del 2019, quindi poco prima dell’arrivo del Covid, erano 3.696. Si tratta però di un dato, pubblicato da Ats Insubria, in qualche modo “gonfiato”. Sono infatti presenti, spiegano le strutture, anche le richieste inviate più volte. I familiari infatti bussano contemporaneamente alle porte di più Rsa nella speranza di trovare un posto. Secondo Uneba, l’ente che riunisce il maggior numero di residenze per anziani nel Comasco, circa un terzo delle domande complessive in lista d’attesa è reale. Quindi fatti i dovuti calcoli si tratta di quasi 1.500 famiglie.

Del resto basta guardare la lista d’attesa per anziani non autosufficienti che ha per esempio la Rsa di Appiano Gentile Bellaria con 696 domande ferme, oppure il conteggio pubblicato per l’Opera Pia Roscio di Albavilla con 663 domande in coda. Secondo l’ultimo aggiornamento dell’Ats sono 127 le domande in lista alla Garibaldi Pogliani di Cantù, 122 alla don Alessandro Pozzoli di Canzo. In tutta la città i posti liberi sono solo quattro.

Dunque bisogna pazientare e come spesso avviene chi ha più possibilità economiche aspetta meno perché può permettersi di pagare anche rette in strutture più costose. L’aumento registrato in media rispetto a prima della pandemia è compreso tra i due e i tre euro al giorno. Ci sono Rsa che come prezzo massimo offrono un posto per 110 euro al giorno (3.400 al mese), altre più economiche che ne chiedono 56 come budget minimo (1.700 euro al mese). Il tutto al netto dei contributi stanziati dal sistema regionale.

Numeri in crescita

«Tutti abbiamo liste d’attesa significative – commenta il segretario provinciale di Uneba Mario Sesana - indice che la situazione è ritornata pre Covid, anzi sembrano ancora più consistenti». «Siamo al completo – dice Gianmarco Beccalli, presidente della Ca’ d’Industria – la ferita della pandemia ha lasciato il segno, ma adesso la richiesta da parte delle famiglie è cresciuta».

Il ritorno degli anziani nelle Rsa è certamente stato aiutato dalla definitiva archiviazione della pandemia. Ma secondo gli addetti ai lavori anche la fatica delle famiglie nel trovare strumenti utili all’assistenza domiciliare può avere un peso. Oggi è complicato assumere regolarmente colf e badanti e, mancando operatrici qualificate, il sommerso rimane consistente.

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