Quei ragazzi stranieri morti annegati
Molti di loro ignorano le insidie del lago

L’esperto di salvataggio: «Esistono alcune norme di prudenza spesso disattese» - Sempre meglio immergersi in due, ricordando che a due metri da riva l’acqua è già profonda

La morte di Mahmoud Mehdi si va ad aggiungere a quelle di altri quattro ragazzi, annegati nello specchio di acqua di fronte a viale Geno in pochissimi anni. In tutti i casi si è trattato di giovanissimi, di origine straniera, che con incoscienza si sono buttati nel lago alla ricerca di refrigerio, senza più riemergere.

C’è un comune denominatore in queste tragedie?

Di sicuro, manca completamente l’attitudine e la conoscenza del lago e, più in generale, dell’acqua. Chi arriva da lontano, come nel caso di Mahmoud, può passare una vita senza essere mai entrato a contatto con uno specchio d’acqua.

«Non si tratta certo di una questione etnica o legata alla nazionalità», precisa Tiziano Riva, responsabile della sezione di Como del Salvamento di Genova. «Se un ragazzo non ha mai visto un lago, un fiume o un mare – continua - quando ne vede uno e si butta per trovare refrigerio, non conosce i rischi e a cosa va incontro». Non avendo familiarità con i bacini lacustri e fluviali, molti non sanno che è necessario nuotare per non affogare. La sottovalutazione dell’acqua è alla base di queste tragedie: «È come andare sulla Grigna indossando le Superga – aggiunge Riva con un’immagine efficace – Magari, col caldo, si ritiene che un tuffo, anche se non si sa nuotare, serva a rinfrescarsi e non comporti nessun rischio. Purtroppo nel lago, con la riva che dopo 2 metri scende già a 5 metri di profondità, il danno è bello che fatto».

Le cause possono essere di vari tipi, dal panico all’indigestione passando per lo choc termico. «Spesso le persone annegano per la mancanza delle più elementari norme di prudenza. Non sono tante, ma vengono sempre disattese».

Le regole da seguire sempre sono poche e molto semplici: mai avventurarsi in acqua da soli se non si ha una buona abilità nel nuoto. Se si sa solo galleggiare, bisogna entrare nel lago in due persone. Per evitare d’avere problemi digestivi, è meglio aspettare almeno 3 ore dall’ultimo pasto. Infine, occhio allo choc termico, in molti casi fatali. «Ogni anno succedono le disgrazie – commenta Riva – e la maggior parte delle morti per sommersione avvengono per motivi stupidi. Non si deve mai sottovalutare l’acqua: se si ha un malore, si va a fondo. Bastano un paio d’inalazioni per riempire gli alveoli polmonari». Inoltre, essendo più profondo, freddo e visivamente inquietante, il lago crea molto più panico quando si è in difficoltà. Ma, se si lasciano passare un po’ di ore dal pranzo, si è in buona forma fisica e si sa nuotare, non ci sono pericoli.

Da sempre, la sezione di Como della Società nazionale di salvamento organizza corsi per il conseguimento del brevetto di bagnino di salvataggio. Il corso si propone di preparare i partecipanti a svolgere servizio di assistenza a coloro che praticano attività sportive, ricreative e lavorative nelle piscine e stabilimenti balneari.

«Lavoriamo molto anche con le scuole – conclude Riva – basta un’infarinatura per non incorrere in tragedia. Serve essere consapevoli e informati: per questo, cerchiamo di divulgare il più possibile la cultura della sicurezza in acqua.

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