Ragazzi vittime delle trappole sul web: «Spieghiamo ai nostri coetanei i rischi e come evitarli»

Adolescenti Un progetto della Comunità Annunciata per mettere in guardia sui pericoli legati alla rete. Dal grooming al sexting: le storie di chi ci è passato

Abbassano gli occhi quando le parole pronunciate li riguardano da vicino: vamping, hikikomori, sexting, revenge porn, grooming, termini che raccontano qualcosa di loro e delle trappole in cui sono rimasti invischiati stando in Rete.

Gli adolescenti che frequentano il centro diurno della Comunità Annunciata – comunità educativa per minori, situata in centro città – hanno imparato a riempire di senso queste parole che suonano alle orecchie dei più esotiche. «Non è un caso che siano quasi tutti termini inglesi – racconta il diciassettenne Federico – sono fenomeni che in Italia non sono ancora molto noti, non se ne parla abbastanza, mentre negli Stati Uniti sono più conosciuti ma dare un nome alle cose aiuta a capirle meglio». Insieme a Federico, seduti sui divanetti dell’oratorio del Santo Crocifisso, dove molte attività del centro diurno si svolgono, ci sono altri otto ragazzi. Sono qui per un motivo: raccontare un progetto, una serie di video, che hanno realizzato per aiutare i coetanei a rendersi conto di quante trappole si nascondono nel mondo digitale.

Il progetto e i contenuti

“Occhio a” infatti è il titolo che hanno scelto di dare a questa serie che verrà pubblicata su YouTube a giugno e che è inserita in MyMap 3D, un percorso pensato per coinvolgere anche i ragazzi del gruppo che sono, per decisione del giudice del tribunale dei minori, in messa alla prova dopo aver compiuto un illecito. «Abbiamo proposto ai ragazzi di realizzare quattro video – spiega il loro educatore, Jonathan Tupputi che li ha accompagnati passo a passo insieme ad Andrea Rossini, Gabriele Barreca e Rosanna Paradiso – dedicati a quattro pericoli del web che hanno scelto di trattare in autonomia: il grooming, l’adescamento online; gli hikikomori, giovani in grave ritiro sociale isolati nelle proprie camere; il vamping, l’inversione del ciclo del sonno che porta gli adolescenti a dormire di giorno e stare svegli di notte; infine il più noto ma non meno insidioso sexting».

Tutto molto attuale senza dubbio, ma fin qui niente di eccezionale: ciò che sorprende infatti non è tanto l’argomento che fa da sfondo al progetto, quanto i contenuti degli episodi realizzati dai ragazzi. «Abbiamo scelto di raccontare storie vere – interviene Chiara – Si tratta di storie che ci appartengono perché le abbiamo vissute o perché qualche nostro conoscente le ha vissute. Quando racconti storie vere i ragazzi restano molto più colpiti e noi vogliamo proprio fare questo: attirare l’attenzione di chi guarderà il video perché più persone possibile si rendano conto dei rischi del web. È fin troppo facile cascarci e molti pensano che certe abitudini di cui abbiamo parlato siano la normalità».

Un dato invisibile

Sono abitudini stravaganti ma che non si presentano immediatamente al massimo grado della loro gravità: ascoltando questi ragazzi è possibile capirne meglio le dinamiche e quindi inoltrarsi in punta di piedi nel complesso e indecifrabile mondo di chi vive l’adolescenza nel 2023. Anche per loro è stato utile raccogliere queste storie: le trappole della Rete infatti non si sono presentate come tali da subito nemmeno ai loro occhi, ma è servito confrontarsi con gli altri per rendersi conto che a propria volta si stava andando incontro a condizioni di vita e socialità molto pericolose, come quelle raccontate nei video.

«Nel corso di questo progetto ho raccontato cose di me che non avevo mai detto nemmeno ai miei genitori» spiega infatti Christian, mentre Federico aggiunge di essersi reso conto che alcuni amici stavano vivendo quelle stesse situazioni di cui si parla nei video e che avevano quindi bisogno di aiuto. «Ma non c’è molto dialogo tra noi ragazzi su questi temi».

Il problema però non esiste solo tra coetanei: i ragazzi dell’Annunciata spiegano che anche a scuola è difficile affrontare queste problematiche e con gli adulti il compito è ancora più arduo. Una posizione confermata dai pochissimi casi di Internet addiction che si registrano nel dipartimento dipendenze dell’Asst Lariana. Eppure, il dato invisibile sembrerebbe essere più significativo di quanto si possa immaginare. Basta chiederlo a questi otto ragazzi: quanti di loro hanno vissuto o conoscono qualcuno che abbia vissuto queste forme di grave dipendenza? La risposta sconcertante è un sì molto convinto da parte di tutti e otto.

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