Il sindaco di Como sulla morte del clochard: «I dormitori non sono mai pieni. L’ospitalità c’è, per chi la chiede»

Il commento Rapinese: «Como non ha nulla da recriminare». Ma circa 60 senzatetto restano fuori dai centri

«Quell’uomo non era mai entrato in contatto con la nostra rete e nemmeno con le associazioni. Un caso più unico che raro. Si può fare di più per i senzatetto? L’ospitalità c’è, per chi la chiede».

Dopo il rogo nella palazzina in piazza Duomo, costato la vita a un clochard, il sindaco in attesa delle indagini ha parlato di «tragedia». E ha aggiunto, a Etv: «Como ha due dormitori e non sono mai pieni, di conseguenza la città la capacità di ospitare ce l’ha». Quindi Como secondo il primo cittadino «non ha nulla da recriminare». «Se l’ospitalità fosse stata chiesta ci sarebbe stata».

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Il clochard francese, Christian Albert Gervais, 78 anni, in effetti sfuggiva ai radar dei volontari e delle associazioni che si occupano di grave marginalità, non aveva chiesto aiuto. Nel dormitorio comunale, gestito dalla Caritas, in via Napoleona, è vero che qualche posto c’è sempre. Succede perché con gli uomini c’è molto via vai, uno dei 50 letti si libera spesso, quando al contrario la decina di posti dedicati alle donne è sempre al completo.

Fuori dalla porta però rimangono tutto l’anno una sessantina di senzatetto, come spiega Beppe Menafra, referente per Caritas di Porta Aperta. Si tratta di persone che non hanno tutte le carte in regola. Non sono per forza migranti irregolari, a volte si tratta di cittadini italiani senzatetto che hanno però la residenza in un altro Comune, magari molto lontano dal lago. E quindi devono attivare l’ufficio comunale dove abitavano e farsi riconoscere anche economicamente qui la presenza, altrimenti a carico della nostra città. Un compito ancor più complicato per gli stranieri che pure sono regolari e hanno il permesso di soggiorno, ma che hanno la residenza altrove. E così queste persone finiscono spesso per gravitare tra San Rocco e il Crocifisso.

Inoltre ci sono alcuni senzatetto, pochi, che l’accoglienza non la chiedono e nemmeno la vogliono. Sono situazioni di disagio delicate, che coinvolgono la salute mentale. Casi che se non seguiti e gestiti a dovere si perdono e non arrivano certo alle porte del dormitorio. È comunque raro secondo Menafra che queste persone durante l’inverno nelle notti più fredde rifiutino un letto caldo.

Oltre ai posti in via Napoleona, a Como offre accoglienza la casa Ozanam, con una trentina di posti che però sono dedicati a persone che sono inserite in percorsi di recupero e ritorno all’autonomia.

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