Rapinese: la vita, tante batoste e la sua passione. Dal Setificio al “Bruni go home” e adesso sindaco

Il ritratto Già al Setificio la prima lista per risolvere i problemi: in Comune da 14 anni con migliaia di interventi

Con parole come sfide, batoste, ostacoli da superare e maniche da rimboccarsi in silenzio Alessandro Rapinese - nato il 26 aprile 1976 - ha dovuto imparare a confrontarsi fin da ragazzo. La vita non è stata tenera con lui. Ha perso il papà Paolo Sandro («tuttora il mio mito personale» come lo definisce lui) a 17 anni, la madre Maria Grazia quattro anni dopo, quando lui, di anni ne aveva 21. Poi ha dovuto dire addio a due dei suoi cinque fratelli (gli altri tre abitano ora fuori Como): la sorella se n’è andata a 38 anni per un brutto tumore, il fratello a 30 anni. Medie in via Brambilla, la passione per l’hockey su ghiaccio da sempre. E poi il Setificio. Ed è lì, come racconta lui spesso, che nasce la sua passione per la politica. “Polenta Uncia” la sua prima lista, né di destra né di sinistra, ma per risolvere i problemi della scuola. Nel 1994 la sua prima campagna politica che lo porta ad essere eletto nel consiglio di circoscrizione.

Poi le tragedie familiari lo fanno stare lontano dalla politica attiva. Nel 2007 accetta di candidarsi con Area 2010, la lista civica che aveva Giorgio Carcano come candidato sindaco. Primo dei non eletti. E l’anno successivo, quando Carcano si dimette, entra in consiglio comunale. «Realizzo il mio più grande sogno». Il 28 aprile 2008 entra a Palazzo Cernezzi e da lì non è più uscito. Il 2009 in Comune è l’anno del muro sul lungolago e Rapinese lancia le manifestazioni con lo slogan “Bruni go home” con tanto di raccolta firme per chiedere le dimissioni di Bruni. Cartelli, ma anche magliette diverse ogni sera in consiglio con messaggi di protesta (poi, quando l’idea delle T shirt è stata usata da Salvini, Rapinese non le usa più). Tanti lo ricordano per le sue prese di posizione durissime, senza esclusione di colpi (anche bassi). Non le manda a dire. A nessuno. E questa sarà la costante fino ad oggi.

Nel 2012 si candida per la prima volta sindaco con la lista “Adesso Como” (nome che abbandonerà quando Renzi sceglie lo slogan “Adesso Renzi”). Dal Bruni go home si passa ben presto al “Lucini go home”. Portano il suo nome le manifestazioni organizzate a Palazzo Cernezzi con i lumini per dire no alla cancellazione dei posti auto di piazza Roma senza averne altrettanti a disposizione. In consiglio comunale i battibecchi non si contano (così come le polemiche), ma Rapinese è presente su ogni tema e macina documenti: interrogazioni, mozioni, dichiarazioni preliminari. Prepara - raccogliendo migliaia di firme - la richiesta di referendum sulla scultura di Libeskind.

Nel 2017 si ricandida sindaco con la sua civica “Rapinese sindaco”. È la lista più votata ma non arriva al ballottaggio. Altri cinque anni all’opposizione. Ancora centinaia di documenti - tutti pubblicati sul suo sito web - e altrettanti interventi in aula. Più di 10mila, il conto, alla fine, dei suoi anni tra i banchi dell’opposizione. Il resto è storia di queste settimane e ore.

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