Rsa senza ospiti, conti in rosso
E c’è chi pensa di alzare le rette

Como: liste d’attesa ridotte a zero,centinaia di camere vuote. Servono ristori e aiuti o pagheranno le famiglie

Rsa, un letto su quattro è vuoto.

I bilanci delle residenze per anziani sono sull’orlo del fallimento, alcune strutture stanno aggiustando al rialzo le rette, ma per salvare le case di riposo servono ristori e un ripensamento a lungo termine dei servizi.

I dati dell’Ats Insubria, aggiornati alla fine di gennaio, rilevano la disponibilità di quasi 900 posti letto rimasti liberi sui circa 3.900 offerti in totale dalle Rsa presenti nel Comasco. Siamo vicini ad un quarto del totale, ricordando che le norme per il contenimento della pandemia chiedono alle strutture di riservare anche degli spazi per l’isolamento dei possibili positivi.

Certo le vaccinazioni anti Covid sono ormai terminate sui 4mila ospiti delle 56 Rsa lariane, ma la pandemia non è ancora superata.

A novembre, poco prima dell’inizio della seconda ondata, i posti liberi nella Rsa erano circa un ottavo del totale. Quando l’anno scorso, prima del Covid, tutte le strutture erano al completo e trovare una sistemazione era complicato. Le liste d’attesa, che contavano circa 1.500 domande reali in coda, si sono prosciugate. «Qualche struttura sta ritoccando le rette è vero, ma è una questione di sopravvivenza - spiega Mario Sesana, presidente di Uneba Como, organizzazione di categoria del settore sociosanitario – la Regione per tutto l’anno indipendentemente dal numero di ospiti ci ha riconosciuto la quota base, circa 50 euro a letto a seconda della classe di gravità dell’anziano. Ma tutto il resto è rimasto scoperto. Le mensilità delle famiglie coprono dai 60 ai 120 euro al giorno. Noi non abbiamo ricevuto ristori o sussidi. Le camere libere sono sempre di più e i bilanci sono difficili da costruire. Il problema di fondo è che le famiglie non vogliono portare i loro cari nelle Rsa. C’è timore e attesa. L’impossibilità di venire a trovare i nonni o i genitori frena».

Ed è comprensibile, le visite sono state per mesi e mesi bloccate, le Rsa sigillate hanno comunque pianto centinaia di decessi colpa del virus. «Mancano i nuovi ingressi – commenta Gianmarco Beccalli, presidente della Ca’ d’Industria – tutto il settore è in crisi e deve in fretta ideare una nuova strada, le Rsa devono immaginare un futuro. Alzare le rette può essere una scelta obbligata, ma diventa controproducente, le famiglie sono già in difficoltà».

«Contiamo cento letti vuoti sui nostri 361 totali – specifica Marisa Bianchi, direttore generale della Ca’ d’Industria – altri settori hanno ricevuto fondi e sostegni per i mesi più neri del Covid. Così chiediamo anche noi. Manca la consapevolezza della nostra crisi». Cento letti vuoti per una retta media da 75 euro al giorno in una camera doppia sono 7.500 euro che vengono a mancare alla Ca’ d’Industria ogni ventiquattro ore. Le Rsa comasche ci tengono anche a ricordare che questo settore che nella nostra provincia impiega circa 4.500 lavoratori. Infine è necessario fare un altro ragionamento per i posti dedicati ai casi Alzheimer, da sommare al totale. Questi letti sono ancora in larga maggioranza occupati, sono casi molto delicati non gestibili a casa dai familiari.
S. Bac.

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