
Cronaca / Como città
Domenica 11 Maggio 2025
Salgono i costi delle Rsa: rette medie
a quota 2.236 euro
L’indagine I dati Cisl: aumenti medi del 10% in 4 anni. La Regione incrementa il contributo ma non basta più. A Como in lista d’attesa ci sono oltre 5.800 domande
Como
«I costi delle Rsa? Per le famiglie sono insostenibili».
Come ogni anno, i pensionati lombardi della Cisl hanno stilato una puntuale indagine sulle strutture dedicate all’assistenza alla terza età. Ne risulta che le rette medie mensili sono arrivate a quota 2.236 euro, peraltro il nostro territorio è tra i più costosi dietro a Milano, le pensioni non bastano e i figli devono integrare. Con l’innalzamento dell’età media e fragilità sempre più marcate le liste d’attesa si stanno allungando, nel 2024 le domande ferme erano 113mila, 23mila in più rispetto all’anno precedente e 40mila rispetto al 2022. Il 33% degli ospiti ha condizioni di salute giudicate gravissime. Dei 67.181 posti letto 57.286 sono contrattualizzati, dunque ricevono la quota sanitaria regionale, altri 9.665 sono in solvenza, completamente a carico delle famiglie. Negli ultimi anni i letti contrattualizzati sono diminuiti, quelli in solvenza sono aumentati. Le sistemazioni per i malati di Alzheimer sono passate da 4.369 a 4.584. Sempre secondo la Cisl la Regione negli ultimi anni ha incrementato di circa il 20% le tariffe riconosciute alle Rsa. Le rette chiesta dalle Rsa alle famiglie sono però molto cresciute, in quattro anni di circa il 10%.
La situazione sul territorio
Venendo al nostro territorio, nell’Ats Insubria tra il 2020 e il 2024 le rette minime medie giornaliere sono salite da 69,5 euro a 77,79, che significa dell’10,6%. Le massime da 78,9 a 87,2 euro, quindi del 9,4%. Dopo Milano e Monza siamo il territorio con le rette più costose. A Sondrio si possono spendere fino a 22 euro al giorno meno che a Como, al mese significa 682 euro. Anche le rette in solvenza sono molto cresciute, sempre dal 2020 al 2024 da 8,2 euro al giorno a 96,3. In alcune Rsa con sempre più frequenza bisogna poi aggiungere le spese per i servizi aggiuntivi, lavanderia, trasporti parrucchiere, eccetera. Entro i confini dell’Ats Insubria i posti letto contrattualizzati sono passati da 9.431 a 9.465, quelli in solvenza da 1.193 a 1653. Mentre le liste d’attesa sono aumentate del 30% nell’ultimo biennio, la media lombarda è 25,9%.
Nella sola provincia di Como le domande in lista d’attesa sono oltre 5.800, prima della pandemia non superavano le 4.500, è un più 30%. Ats Insubria spiega che circa due terzi sono doppie o triple e dunque un numero più corretto si aggira intorno alle 1900 domande inevase. Fino a pochi anni fa questa stessa cifra non arrivava alle 1.500 unità, l’incremento percentuale dunque resta intatto. In solvenza il posto si trova, ma per trovare un letto che abbia la copertura del sistema sanitario ci vogliono settimane, nelle Rsa più costose, ci vogliono mesi in quelle più economiche. In caso di urgenza non c’è un canale preferenziale, le residenze lombarde sono enti privati per il 94% e non devono dare la precedenza per ragioni sanitarie o economiche.
Quanto alle rette in città a Como gli aumenti massimi registrati arrivano fino al 33% rispetto al 2018. Alcune strutture hanno ritoccato di poco i costi, ma avevano mensili già salati. Siamo uno dei luoghi dove la spesa per gli ospiti è la più alta.
«I dati sono una cosa, la realtà è un’altra – dice Dario Grilanda per i pensionati della Cisl dei Laghi -. I posti letto sono pochi, le tariffe esorbitanti, e gli anziani sempre di più, grazie ai progressi della medicina si vive più a lungo, mentre le famiglie fanno sempre più fatica a sostenere i costi. Servirebbe un aiuto concreto da parte del governo. Purtroppo, in ordine di priorità, temo che questo tema interessi poco a chi ci governa, e la situazione rischia di peggiorare ulteriormente».
Manca chiarezza
Le rette si compongono della quota sanitaria, a carico del sistema pubblico se il letto è a contratto e della quota alberghiera che invece le Rsa chiedono alle famiglie. «Il problema - osserva il segretario generale della Fnp Cisl Lombardia, Sergio Marcelli – è che la distinzione fra le due quote non è sempre così chiara. La quota alberghiera tende a prevalere su quella sanitaria, aumentando così la spesa a carico delle famiglie». Alcuni tribunali hanno dato ragione alle famiglie, con ospiti molto compromessi, che hanno chiesto e ottenuto di non pagare le rette in ragione dell’inscindibile relazione tra la quota sanitaria e quella assistenziale. Il risultato è che molte Rsa ora valutano con molta attenzione gli anziani molto malati che domandano di entrare, per paura di ricorsi. Sul caso, sollevato anche da queste colonne, il Pd in Regione ha presentato una interrogazione.
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