Sanità in crisi: «Curiamo solo chi paga?»

Il caso Allarme del presidente dei medici comaschi: «Esami e visite non garantiti, manca personale ovunque. Diciamo da tempo che bisogna investire, ma non si fa»

Il sistema sanitario rischia di «implodere». Lo sostiene il presidente dell’Ordine dei medici di Como Gianluigi Spata, al pari di diversi rappresentanti dei camici bianchi della nostra provincia.

Come abbiamo riportato ieri, nel nostro territorio prenotare un esame medico, dalla risonanza alla Tac, è diventato molto complicato se non impossibile. Non si trova mai posto. L’attesa per le visite specialistiche, dall’oculistica all’allergologia, supera l’anno. Secondo le categorie dei medici servono risorse economiche, ma soprattutto capitale umano. Altrimenti assisteremo a un progressivo spostamento verso il privato. Una sanità a pagamento.

Un sistema in tilt

«Il problema non è l’attesa per la singola risonanza magnetica, ma il fatto che ormai per troppi esami e visite manca l’offerta pubblica – spiega Spata – è una criticità grave e generalizzata. Ed è inevitabile senza nuovi finanziamenti. Lo diciamo da tempo in tutte le sedi opportune, dalla Regione al governo, perché il tema va affrontato soprattutto a livello nazionale. Mancano investimenti e mancano nuovi medici e infermieri. Senza soldi e personale salta tutto. Il sistema sanitario, universalistico, gratuito e riconosciuto a tutti per come l’abbiamo conosciuto sta implodendo. Ci stiamo avventurando verso altre strade. C’è uno spostamento verso i privati. I cittadini che possono permetterselo preferiscono essere coperti da un’assicurazione».

«In questo momento storico sono molte le professioni dove mancano specialisti e personale formato. Ma senza sanitari il diritto alla salute è in pericolo»

Ma tanti anziani , che combattono contro più patologie croniche, come pure i lavoratori che percepiscono stipendi bassi, non possono permettersi di aprire il portafoglio per pagare ogni volta un esame, tanto meno stipulare un’assicurazione privata. «E del resto non possono nemmeno aspettare un anno per ottenere la prestazione – aggiunge Spata – L’unico modo per invertire la rotta è investire. E trattenere i medici che fuggono verso l’estero. Dobbiamo rendere attrattiva la nostra professione invogliando le nuove generazioni. Senza questi strumenti gli ospedali e gli ambulatori possono poco. Sono inutili i tantissimi concorsi aperti che vanno sempre deserti. In questo momento storico sono molte le professioni dove mancano specialisti e personale formato. Ma senza sanitari il diritto alla salute è in pericolo».

Scenario preoccupante

Una presa di posizione pesante, condivisa da molti medici. «Sono d’accordo, ogni giorno decine di nostri pazienti si lamentano perché non trovano posto per esami e visite – dice Massimo Monti, segretario provinciale della Federazione italiana dei medici di medicina generale – dopo mesi di attesa molti scelgono il privato. Se la cava chi ha l’assicurazione. Questa è la direzione che stiamo prendendo. C’è un tema di appropriatezza, è vero e di presa in carico dei pazienti cronici, sempre più numerosi. Noi medici di famiglia potremmo seguire meglio i tanti diabetici e ipertesi, gli assistiti con forme respiratorie. Ci sono dei fondi fermi dai tempi del Covid per effettuare esami di prima diagnosi direttamente nei nostri studi. Dall’holter all’elettrocardiogramma». Mancano anche gli stessi medici di base, quasi uno su tre in provincia di Como.

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