
Cronaca / Como città
Mercoledì 10 Settembre 2025
Scuola, la nuova maturità fa discutere: «Basta modifiche». «Ma ora è meglio»
Il dibattito Presidi, docenti e ragazzi alle prese con l’ennesima riforma dell’esame finale - Piace il ritorno alle materie d’indirizzo, perplessità sulla bocciatura in caso di «scena muta»
Da giugno 2026, l’atto finale del percorso alle scuole superiori tornerà a chiamarsi Maturità, con gli scritti che restano invariati mentre cambiano le regole per l’orale: il colloquio non verterà più su tutte le discipline, ma soltanto su quattro materie che il ministro ogni anno svelerà a fine gennaio.
Questa la principale novità che riguarda l’anno scolastico al via e che ha generato reazioni diverse tra studenti, docenti e presidi. Le materie dell’orale, al quale non bisognerà fare scena muta per non essere bocciati, dovranno essere «caratterizzanti» dell’indirizzo della scuola. E la commissione sarà composta non più da tre membri interni e tre esterni, più il presidente, ma due più due più il presidente. Infine, niente più documento pescato a sorte che serviva per cominciare il colloquio.
«Sicuramente vuole un esame più snello con un ritorno alle materie di indirizzo – evidenzia Gaetana Filosa, preside della Da Vinci-Ripamonti -. Credo sia un cambiamento positivo per togliere quell’impronta ripetitiva acquisita nel tempo. Spero non sia un ritorno ai contenuti, ma alle competenze più specifiche del percorso. Bocciare chi fa scena muta? Giusto, non bisogna sottrarsi, non è segno di maturità».
Per la preside del Pessina Nora Calzolaio «cambiare il nome mi sembra poco significativo, non è quella la sostanza. Io trovo che si tratti di voler risparmiare sul numero di commissari. Tra l’altro la riforma dell’Esame di Stato non era avvenuta da molto, penso che non giovi agli studenti che si trovano spiazzati. Riguardo i Pcto, soprattutto negli istituti professionali erano già molto presi in considerazione. Non capisco bene la seconda prova; nei professionali veniva elaborata sulla base di un’indicazione del ministero, declinata nelle singole discipline dai membri, non so se ora sarà centralizzata». E il preside del Setificio Gianluca Mandanici aggiunge: «Credo ci siano aspetti positivi come l’eliminazione degli spunti per il colloquio e alcune criticità come la riduzione del punteggio integrativo a disposizione della commissione».
Quanto ai prof: «Trovo positivo il ritorno alla parola Maturità – è la riflessione di Massimiliano Puddu, docente della Magistri -. La scuola deve essere interattiva: bella l’idea dell’esame di Maturità che è una sfida personale, un impegno e obiettivo dei ragazzi. Bene anche che gli studenti non pensino più che se hanno un determinato punteggio, non sostengono la prova perché tanto non possono essere bocciati. Interessante ridurre a quattro le materie, permette di consolidare le conoscenze scolastiche senza dover necessariamente forzare collegamenti inesistenti». Rossana Purcaro, prof del Giovio, non è invece molto convinta: «Preferivo Esame di Stato, dava l’idea di qualcosa di più neutro. La diminuzione dei commissari e di materie potrebbe permettere ai ragazzi di focalizzare maggiormente senza dispersione, potrebbe essere una cosa positiva. Sulla valutazione del percorso Pcto, era già indicato nei precedenti esami, così come la valutazione del percorso personale sul curriculum dello studente. Evitare la scena muta? Per me lasciava la responsabilità allo studente». Camilla Viganò, al quinto anno di Scienze Umane al Ciceri, sente meno pressioni con queste novità: «Molto meglio questo metodo, anche se all’inizio eravamo scettici avendo quattro materie e basta, ma sicuramente avremo meno ansia rispetto al documento dell’orale. Noi siamo fiduciosi: anche il fatto di avere meno commissari credo sia meglio, sperando ovviamente che diano una mano, quantomeno gli interni».
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