Cronaca / Como città
Venerdì 21 Novembre 2025
Si suicida un detenuto: era rimasto ferito durante la rivolta
La tragedia Marocchino, 25 anni, si è impiccato in cella - Aveva preso parte alla sommossa della scorsa settimana - È il 67esimo morto nelle carceri italiane da inizio anno
Como
Voleva rifarsi una vita, dopo essere finito nella spirale della tossicodipendenza e dei reati (rapina) per procurarsi la droga. In carcere era riuscito a prendere un diploma di cuoco. L’idea alla quale lavorava, con il suo avvocato, Selene Marsiglia, era provare a chiedere l’anno prossimo un affidamento in prova.
Poi la rivolta al Bassone della scorsa settimana. La folle aggressione a un agente. Il ricovero in ospedale, per le lesioni riportate dopo essere rimasto incastrato tra le sbarre. Infine il rientro in carcere. Dove, nel tardo pomeriggio di mercoledì, si è tolto la vita. Impiccandosi in cella.
Aveva 25 anni, era originario del Marocco e quando era ancora minorenne è arrivato in Europa in cerca di fortuna, l’ennesima vittima della condizione carceraria italiana. Da inizio anno siamo a 67 detenuti che si sono tolti la vita.
L’allarme è scattato attorno alle 19.30 di mercoledì. Il giovane detenuto, che stava scontando un cumulo di pene subite tra Como e Torino con fine detenzione nel maggio 2029, è stato trovato ormai privo di vita dagli agenti di Polizia penitenziaria in servizio nella sezione Infermeria del Bassone. Era in cella da solo, dopo essere rientrato dall’ospedale Sant’Anna.
Per comprendere l’ennesima tragedia che mette sul banco degli imputati il sistema carcerario italiano, bisogna tornare ad alcuni anni fa. Quando, ancora minorenne, colui che si toglierà la vita in una cella italiana raggiunge l’Europa dal Marocco. Primo passaggio in Spagna. Quindi trasferimento in Olanda dove, nel 2019, prova a giocare la carta della richiesta di asilo. La domanda non viene accolta e il giovane è costretto a cercare fortuna altrove. E così arriva in Italia.
Dapprima a Torino, dove lascia una traccia non propriamente edificante con una denuncia per reati contro il patrimonio. Quindi a Como. Nel frattempo il giovane finisce nella spirale della tossicodipendenza. Senza una guida, senza una prospettiva, senza alcun progetto futuro viene attratto dal mondo degli stupefacenti.
Nel novembre dello scorso anno le condanne subite tra Torino e Como vanno in giudicato e, soprattutto, cominciano a cumularsi tra loro. E così il giovane si ritrova con cinque anni e mezzo da scontare, tra una pena e l’altra.
Al Bassone segue un corso per imparare a cucinare e ottiene un diploma. Il suo avvocato, che aveva iniziato a seguirlo di recente, lo racconta come un ragazzo sereno e sorridente, nonostante tutto.
Giovedì 13 novembre cambia ogni cosa. In carcere scoppia una rivolta. E il giovane si lascia trascinare in una spirale di violenza. Si infila tra le sbarre, non si sa come, e raggiunge un agente al quale avrebbe provato a rubare le chiavi. Lo colpisce e lo ferisce al volto (il penitenziario finirà in pronto soccorso con una prognosi di 30 giorni). Lui, per tornare in sezione, tenta di ripassare tra le sbarre ma rimane incastrato. E si ferisce. Fino martedì resta ricoverato al Sant’Anna. Quindi torna al Bassone. Dove, dopo poco più di 24 ore, viene trovato morto. Impiccato nella sua cella.
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